giovedì 31 dicembre 2009

il 2009 mettetevelo nel culo

siamo quasi nel 2010 e stiamo per lasciarci alle spalle il 2009....io preferisco lasciarlo con un fragoroso VAFFANCULO!!!
vaffanculo per il terremoto in abruzzo,vaffanculo per le tragedie di viareggio e messina,vaffanculo per i politici di merda che abbiamo,vaffanculo per i morti iraniani,vaffanculo per quello che non hanno fatto per l'ambiente,vaffanculo a nome di tutti gli operai che hanno perso il loro posto di lavoro,vaffanculo alla gente ignorante e menefreghista,vaffanculo ai manfredoniani che stanno permettendo che la nostra città faccia sempre più schifo,vaffanculo a chi andrà a votare per le solite persone di merda,vaffanculo a chi si arrende,vaffanculo a chi dice che lui non ci puo far niente,vaffanculo,vaffanculo e vaffanculo.
felice 2010 a tutti quelli che soffrono e a tutti quelli che non si arrendono!!!

Tutto Craxi, tangente per tangente

Al momento della morte, nel gennaio del 2000, Bettino Craxi era stato condannato in via definitiva a 10 anni per corruzione e finanziamento illecito (5 anni e 6 mesi per le tangenti Eni-Sai; 4 anni e 6 mesi per quelle della Metropolitana milanese). Altri processi furono estinti "per morte del reo": quelli in cui aveva collezionato tre condanne in appello a 3 anni per la maxitangente Enimont (finanziamento illecito), a 5 anni e 5 mesi per le tangenti Enel (corruzione), a 5 anni e 9 mesi per il conto Protezione (bancarotta fraudolenta Banco Ambrosiano); una condanna in primo grado prescritta in appello per All Iberian; tre rinvii a giudizio per la mega-evasione fiscale sulle tangenti, per le mazzette della Milano-Serravalle e della cooperazione col Terzo Mondo.

Nella caccia al tesoro, anzi ai tesori di Craxi sparsi per il mondo tra Svizzera, Liechtenstein, Caraibi ed Estremo Oriente, il pool Mani Pulite ha accertato introiti per almeno 150 miliardi di lire, movimentati e gestiti da vari prestanome: Giallombardo, Tradati, Raggio, Vallado, Larini e il duo Gianfranco Troielli & Agostino Ruju (protagonisti di un tourbillon di conti e operazioni fra Hong Kong e Bahamas, tuttora avvolti nel mistero per le mancate risposte alle rogatorie).

Finanziamenti per il Psi? No, Craxi rubava soprattutto per sé e i suoi cari. Principalmente su quattro conti personali: quello intestato alla società panamense Constellation Financière presso la banca Sbs di Lugano; il Northern Holding 7105 presso la Claridien Bank di Ginevra; quello intestato a un’altra panamense, la International Gold Coast, presso l’American Express di Ginevra; e quello aperto a Lugano a nome della fondazione Arano di Vaduz.

"Craxi – si legge nella sentenza All Iberian confermata in Cassazione - è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti…non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall’imputato tramite suoi fiduciari… Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti".

Su Constellation Financiere e Northern Holding - conti gestiti dal suo compagno di scuola Giorgio Tradati - riceve nel 1991-‘92 la maxitangente da 21 miliardi versata da Berlusconi dopo la legge Mammì. Sul Northern Holding incassa almeno 35 miliardi da aziende pubbliche, come Ansaldo e Italimpianti, e private, come Calcestruzzi e Techint.

Nel 1998 la Cassazione dispone il sequestro conservativo dei beni di Craxi per 54 miliardi. Ma nel frattempo sono spariti. Secondo i laudatores, Craxi fu condannato in base al teorema "non poteva non sapere". Ma nessuna condanna definitiva cita mai quell’espressione. Anzi la Corte d’appello di Milano scrive nella sentenza All Iberian poi divenuta definitiva: "Non ha alcun fondamento la linea difensiva incentrata sul presunto addebito a Craxi di responsabilità di ‘posizione’ per fatti da altri commessi, risultando dalle dichiarazioni di Tradati che egli si informava sempre dettagliatamente dello stato dei conti esteri e dei movimenti sugli stessi compiuti".

Tutto era cominciato "nei primi anni 80" quando – racconta Tradati a Di Pietro – "Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière, ndr). Funzionava cosí: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto". Su cui cominciano ad arrivare "somme consistenti": nel 1986 ammontano già a 15 miliardi. Poi il deposito si sdoppia e nasce il conto International Gold Coast, affiancato dal conto di transito Northern Holding, messo a disposizione dal funzionario dell’American Express, Hugo Cimenti, per rendere meno identificabili i versamenti. Anche lí confluiscono ben presto 15 miliardi.

Come distinguere i versamenti per Cimenti da quelli per Tradati, cioè per Craxi? "Per i nostri – risponde Tradati – si usava il riferimento ‘Grain’. Che vuol dire grano". Poi esplode Tangentopoli. "Il 10 febbraio ‘93 Bettino mi chiese di far sparire il denaro da quei conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani pulite. Ma io rifiutai e fu incaricato qualcun altro (Raggio, ndr): so che hanno comperato anche 15 chili di lingotti d’oro…I soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi". Raggio va in Svizzera, spazzola il bottino di Bettino e fugge in Messico con 40 miliardi e la contessa Vacca Agusta. I soldi finiscono su depositi cifrati alle Bahamas, alle Cayman e a Panama.

Che uso faceva Craxi dei fondi esteri? "Craxi – riepilogano i giudici – dispose prelievi sia a fini di investimento immobiliare (l’acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione televisiva Roma Cine Tv (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire. Lo stesso Craxi, poi, dispose l’acquisto di una casa e di un albergo (l’Ivanhoe) a Roma, intestati alla Pieroni". Alla quale faceva pure pagare "la servitú, l’autista e la segretaria". Alla tv della Pieroni arrivarono poi 1 miliardo da Giallombardo e 3 da Raggio. Craxi lo diceva sempre, a Tradati: "Diversificare gli investimenti".

Tradati eseguiva: "Due operazioni immobiliari a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile". Bettino regalò una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio (seguace del guru Sai Baba). E il Psi, finito in bolletta per esaurimento dei canali di finanziamento occulto? "Raggio ha manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri". Anche Raggio vuota il sacco e confessa di avere speso 15 miliardi del tesoro craxiano per le spese della sua sontuosa latitanza in Messico. E il resto? Lo restituì a Bettino, oltre ad acquistargli un aereo privato Sitation da 1,5 milioni di dollari e a disporre – scrivono i giudici – "bonifici specificatamente ordinati da Craxi, tutti in favore di banche elvetiche, tranne che per i seguenti accrediti: 100.000 dollari al finanziere arabo Zuhair Al Katheeb" e 80 milioni di lire(«$ 40.000/s. Fr. 50.000 Bank of Kuwait Lnd») per "un’abitazione affittata dal figlio di Craxi (Bobo, ndr) in Costa Azzurra", a Saint-Tropez, "per sottrarlo - spiega Raggio - al clima poco favorevole creatosi a Milano". Anche Bobo, a suo modo, esule.

Quando i difensori di Craxi ricorrono davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, nella speranza di ribaltare la condanna Mm, vengono respinti con perdite. "Non è possibile – scrivono i giudici di Strasburgo il 31 ottobre 2001 – pensare che i rappresentanti della Procura abbiano abusato dei loro poteri". Anzi, l’iter dibattimentale "seguí i canoni del giusto processo" e le proteste dell’imputato sulla parzialità dei giudici “non si fondano su nessun elemento concreto… Va ricordato che il ricorrente è stato condannato per corruzione e non per le sue idee politiche".

Da Il Fatto Quotidiano del 30 dicembre

giovedì 24 dicembre 2009

ANCHE I CANI ODIANO IL PEDONANO!!!

BUON NATALE

"Buon Natale ai disoccupati, ai padri di famiglia senza lavoro, ai precari lasciati a casa a decine di migliaia, ai detenuti uccisi in carcere senza giustizia, ai lavoratori che passeranno le feste sui tetti per difendere la loro azienda, agli studenti senza un futuro, ai ricercatori senza fondi, ai malati senza assistenza e ai loro familiari che si sostituiscono giorno e notte allo Stato, ai giudici che fanno ancora i giudici, ai giornalisti che fanno ancora i giornalisti, agli insegnanti che fanno ancora gli insegnanti, a coloro che pagano tutte le tasse anche per chi non le ha mai pagate e viene condonato da Tremorti con un miserabile 5%, agli emigrati che vengono derisi a causa del loro Paese, agli emigrati il cui conto corrente è stato svuotato dallo Stato attraverso i conti dormienti, agli emigrati che si fanno passare per greci, francesi, spagnoli per la vergogna, agli italiani che tengono ancora in vita il Paese con la loro testardaggine: operai, impiegati, imprenditori, a chi ha perso il TFR e a chi perderà parte della pensione dall'anno nuovo, alle mamme delle città più inquinate del mondo e ai loro bambini con la tosse cronica, a chi viaggia per lavoro e non sa mai quando e se arriverà, ai morti di Viareggio, dell'Aquila, di Messina: tutti uccisi dall'incuria delle istituzioni e nessuno mai pagherà per loro, ai blogger che hanno prodotto un'informazione mai vista in Italia attraverso la Rete, ai familiari delle vittime di mafia sbeffeggiati da politici cialtroni, a chi ha perso la propria casa perché non è riuscito a pagare la rata del mutuo, alle forze dell'Ordine svilite da ministri che non le rappresentano, a chi ha tenuto la schiena dritta.
Buon Natale ad Antonio Di Pietro, lasciato solo come un bersaglio da un'opposizione che si è venduta da almeno vent'anni, a Travaglio definito "terrorista mediatico" da un vecchio piduista, alla Gabanelli che ci precipita ogni domenica nello sconforto di vivere in un Paese dominato da ladri e farabutti, ai preti che fanno sentire ancora, alta e forte, la voce di Cristo: Ciotti, Gallo, Farinella, Zanotelli, a chi si è messo l'elmetto ed è uscito fuori, armato solo della sua indignazione, a far sentire la sua voce, ai Meet Up che cambiano in silenzio il Paese, ai ragazzi e alle ragazze delle liste civiche che si battono e fanno cose meravigliose, a chi si incazza ogni volta che vede un sopruso e non china la testa e reagisce senza pensare alle conseguenze, ai cittadini delle "agende rosse" e a Salvatore Borsellino che pretendono la verità sulla strage di Capaci, a Greenpeace e a tutti i movimenti che si oppongono alla follia del nucleare, a tutte le organizzazioni di volontariato che sono la vera struttura portante del Paese: senza di loro si fermerebbe in pochi giorni.

lunedì 21 dicembre 2009

venerdì 18 dicembre 2009

Il più amato dagli italiani

Nessuno tocchi il soldato Travaglio!

dal blog beppegrillo.it


Marco Travaglio è un giornalista, sembra poco, invece, in Italia, è molto, moltissimo. Un giornalista libero che non vive dei contributi dello Stato, delle tasse di operai e impiegati. Come ad esempio fanno i mantenuti Ferrara del Foglio, Polito del Riformista e Belpietro di Libero. Travaglio è esile, non ha la scorta, scrive di fatti documentati. Se un centesimo degli scritti dei suoi libri fosse falso sarebbe in carcere da un decennio. Per poter continuare a scrivere ha dovuto fare un suo giornale, Il Fatto Quotidiano, che non è, come tutto il resto della stampa, a carico dei cittadini. Le grandi testate non lo hanno voluto. Fa il suo mestiere, informa. E questo in Italia non è tollerato.
Nel 2006 Anna Politkovskaja fu assassinata a Mosca. In Russia ai giornalisti liberi si spara. La Politkovskaja disse: "Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano". Lei era diventata un bersaglio e pagò. Travaglio è oggi, a sua volta, un bersaglio di regime. Bruno Vespa ha intitolato Porta a Porta: "Di chi è la colpa?" puntando il dito su Travaglio di cui ha fatto vedere spezzoni inquietanti dell' ultimo Passaparola tratto da questo blog. E' Travaglio che ha armato moralmente lo psicolabile con il modellino del duomo di Milano? (... esaurito da giorni in tutta Milano, ci sono forse migliaia di psicolabili in giro che vogliono ripetere l'insano gesto?). Paolo Liguori, memore dei bei tempi di Lotta Continua, ha esternato: "Nelle parole di Travaglio non c'è un barlume di pietà né di amore. Queste parole possono istigare alla violenza". Nel programma "Pomeriggio 5" in onda su Canale 5, lo psichiatra Alessandro Meluzzi ha un lapsus: "Ci sono lanciatori di pietre. Come si chiama questo personaggio? Tartaglia, Travaglio. Sì, Tartaglia."
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Partito dell'Amore ha detto alla Camera: "A condurre questa campagna (di odio nei confronti di Berlusconi, ndr) è un network composto da un gruppo editoriale Repubblica-espresso, quel mattinale delle procure che è Il Fatto, da una trasmissione condotta da Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio". La tessera P2 2232 Cicchitto ha poi invitato i deputati del Partito dell'Amore a non assistere all'intervento di Di Pietro. La scena dei deputati del Pdl. "nominati" (e non eletti dai cittadini) dal piduista Berlusconi, in fila indiana dietro al piduista Cicchitto per uscire dal Parlamento, come scolaretti dietro al Gran Maestro, rimarrà nella Storia della Repubblica. Mai così in basso.
La P2 regna e informa. Ha scelto un bersaglio: Travaglio, che non può distruggere con la diffamazione o comprare, ma solo abbattere. Dietro Travaglio c'è però la Rete, ci sono milioni di italiani. Se dovesse succedergli qualcosa, anche se dovesse colpirlo un fulmine dal cielo, qualcuno dovrà renderne conto. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

giovedì 17 dicembre 2009

Le parole vili e sciagurate dell’on. Cicchitto

di Paolo Flores d'Arcais

Facendosi vilmente scudo dell’immunità di casta, l’on. Cicchitto ha accusato Marco Travaglio, uno dei rari giornalisti-giornalisti ancora in piedi in questo paese, di essere un “terrorista mediatico”, e uno dei mandanti morali, insieme a “Il Fatto Quotidiano” e l’intero gruppo Repubblica-Espresso, dell’aggressione di uno psicolabile a Berlusconi.

Con queste ignobili accuse il disonorevole Cicchitto ha fatto compiere alla maggioranza del malgoverno un ulteriore passo nell’imbarbarimento della lotta politica e nella campagna di odio contro la Costituzione repubblicana, le sue istituzioni, i cittadini che la difendono.

Se ci abbassassimo alla mostruosa illogica del disonorevole Cicchitto, dovremmo accusarlo di “terrorismo parlamentare”. Cosa che non faremo. Il suo è solo piduismo, dispiegato e di regime.

Siamo certi che chi nella maggioranza ha ancora un residuo di rispetto per i valori della democrazia liberale stigmatizzerà “senza se e senza ma” l’inqualificabile gesto che ha disonorato il parlamento italiano. Il resto è complicità.

Sottoscrivi il testo di Flores d'Arcais in solidarietà con Travaglio,
il Fatto Quotidiano e il gruppo Repubblica-Espresso

Aderisci su facebook

solidarietà a Marco Travaglio

di Barbara Spinelli

Senza Marco Travaglio, ci sarebbe molto buio sulla storia italiana che si sta facendo in questi anni. Molti lo sanno: in Italia, in Europa, negli Stati Uniti. Alcuni non lo sanno ancora: se vogliono una lampada, cominceranno a leggerlo presto. Poi ci sono quelli che lo sanno meglio di tutti gli altri: non c'è da stupirsi se da loro viene oggi – rancorosa, vendicativa – l'accusa di terrorismo mediatico.

Sarebbe bello se tra i giornalisti indipendenti di tutte le testate ci fosse più solidarietà: con Travaglio, con il Fatto Quotidiano, con Repubblica-Espresso.



martedì 15 dicembre 2009

IO CONFESSO

di Marco Travaglio “IL FATTO QUOTIDIANO” 15.12.2009


Ebbene sì, han ragione Cicchitto, Capezzone e Sallusti, con rispetto parlando. Inutile negare l’evidenza, non ci resta che confessare: i mandanti morali del nuovo caso Moro siamo noi di Annozero e del Fatto, in combutta con la Repubblica e le procure rosse. Come dice Pigi Battista sul Corriere, abbiamo creato “un clima avvelenato ”, di “odio politico”, roba da “guerra civile”. Le turbe psichiche che da dieci anni affliggono l’attentatore non devono ingannare: erano dieci anni che il nostro uomo, da noi selezionato con la massima cura (da notare le iniziali M.T.), si fingeva pazzo per preparare il colpo. E la poderosa scorta del premier che si è prodigiosamente spalancata per favorire il lancio del souvenir (come già con il cavalletto in piazza Navona) non è che un plotone di attivisti delle Brigate Il Fatto, colonna milanese di Annozero. Siamo stati noi. Abbiamo spacciato per cronaca giudiziaria il racconto dei processi Mills, Mondadori e Dell’Utri, nonché la lettura delle relative sentenze, mentre non era altro che “antiberlusconismo” per aprire la strada ai terroristi annidati nei centri di igiene mentale. Ecco perché non ci siamo dedicati anche noi ai processi di Cogne, Garlasco, Erba e Perugia: per “ridurre l’avversario a bersaglio da annichilire” ( sempre Battista, chiedendo scusa alle signore). Ci siamo pure travestiti da leader del centrodestra e abbiamo preso a delirare all’impazzata. Ricordate Berlusconi che dà dei “coglioni” alla metà degli italiani che non votano per lui, dei “matti antropologicamente diversi dal resto della razza umana” ai magistrati,dei “golpisti ” agli ultimi tre presidenti della Repubblica, dei fomentatori di “guerra civile” ai giudici costituzionali e ai pm di Milano e Palermo, dei “criminosi” a Biagi, Santoro e Luttazzi, che minaccia Casini e Follini di “farvi attaccare dalle mie tv” perché “mi avete rotto il cazzo” e invoca “il regicidio” per rovesciare Prodi? Ero io che camminavo in ginocchio sotto mentite spoglie e tre chili di cerone. Poi, già che ero allenato, mi sono ridotto a Brunetta per dire che questa “sinistra di merda ” deve “morire ammazzata”. Ricordate Bossi che annuncia “300 uomini armati dalle valli della Bergamasca”, minaccia di “oliare i kalashnikov” e “drizzare la schiena” a un pm poliomielitico, sventola “fucili e mitra”, organizza bande paramilitari di camicie verdi e ronde padane perché “siamo veloci di mano e di pallottole che da noi costano 300 lire”? Era Santoro che riusciva a stento a coprire il suo accento salernitano con quello varesotto imparato alla scuola di dizione.
Ricordate Ignazio La Russa che diceva “dovete morire” ai giudici europei anti-crocifisso? Era Scalfari opportunamente truccato in costume da Mefistofele. E Sgarbi che su Canale5 chiamava “assassini” i pm di Milano e Palermo e Caselli “mafioso ” e “mandante morale dell’omicidio di don Pino Puglisi”? Era Furio Colombo con la parrucca della Carrà.
E chi pedinava il giudice Mesiano dopo la sentenza Mondadori per immortalargli i calzini turchesi? Sandro Ruotolo, naturalmente, camuffato sotto le insegne di Canale5. Chi si è introdotto nel sistema informatico di Libero e poi del Giornale di Feltri e Sallusti per accusare falsamente Dino Boffo di essere gay, Veronica Lario di farsela con la guardia del corpo, Fini di essere un traditore al soldo dei comunisti? Quel diavolo di Peter Gomez.
Chi ha seviziato Gianfranco Mascia, animatore dei comitati Boicotta il Biscione? Chi ha polverizzato la villa della vicedirettrice dell’Espresso Chiara Beria dopo una copertina sulla Boccassini? Chi ha spedito a Stefania Ariosto una testa di coniglio mozzata per Natale? Noi, sempre noi. Ora però ci hanno beccati e non ci resta che confessare. Se ci lasciano a piede libero, ci impegniamo a non dire mai più che Berlusconi è un corruttore amico di mafiosi. Lui è come Jessica Rabbit: non è cattivo, è che lo disegnano così.

lunedì 14 dicembre 2009

caro premier ma chi se ne frega anzi.....


ora sono tutti solidali....non io caro presidente,quella subita da lui non è niente confronto alle sue aggressioni verbali verso tutti.
IO CON TE NON SONO SOLIDALE!!!

liberi cioè violenti....dal blog di piero ricca

Adesso ci si dovrà difendere dall’accusa, anzi dalla suggestione mediatica di essere in qualche modo coinvolti nel gesto violento di un individuo, pischicamente disturbato a quanto pare, che nè io nè i miei amici conosciamo. Era facile prevederlo conoscendo la vigliaccheria e la bassezza degli zerbini berlusconiani e la sciatteria e i riflessi condizionati degli scrivani “indipendenti”. E infatti. Mi dicono che su Telelombardia a botta calda già un critico d’arte (indovinate chi) faceva risalire a me le responsabilità dirette o indirette dell’episodio, e ha poi proseguito stamane su Canale 5. Mi dicono che una testata on line scrive che sono quello del treppiede in testa al “premier” e che ero in piazza ieri, poiché inspiegabilmente non c’è nessun provvedimento restrittivo a mio carico. Mi dicono che Sky tg 24 ha trasmesso un filmato in cui si ricostruiscono le “aggressioni al premier” nel quale compare anche (con tanto di foto in primo piano) la mia contestazione del 5 maggio 2003, che non ha prodotto nemmeno una multa e anzi è stata giudicata un atto di libertà di critica da una sentenza definitiva. Ma una critica evidentemente è considerata un’aggressione, o almeno un insulto, se a riceverla è un gran signore. Mi dicono che il Tgcom fa lo stesso. E il corriere on line di ieri pure. Leggo che sulla Stampa un certo Jacoboni infila in un editoriale l’episodio del buffone e della querela e sostiene che me la sarei cavata con la celia puffone-buffone (falso), evitando di parlare di assoluzione e di riportare in modo corretto la frase incriminata. Il Giornale non si esime dal ritagliarmi un riquadro che dà notizia della mia presenza in piazza, con tanto di precedenti; sostiene che avrei gridato “mafioso” al padrone: falso. Potremmo continuare a lungo, temo. Naturalmente il fatto che ieri Berlusconi nella piazzetta dietro il Duomo, sia stato contestato con ben motivata indignazione e in modo pacifico da molti cittadini, (comprese anziane signore e adolescenti) e che i tifosi del “premier” abbiano messo le mani addosso e colpito con pugni, calci e le aste delle bandiere alcuni dei contestatori sotto lo sguardo compiaciuto dei capetti del partito dell’amore, non è considerato una notizia. Qual è il senso di tutto ciò? Semplice: si approfitta di un fatto di cronaca (un folle che colpisce un uomo pubblico a margine di un comizio) per gettare fango su chi da anni con buone ragioni esercita una funzione critica e fa opposizione in modo intransigente. Si può farlo con maggiore zelo quando si sa che dall’altra parte non c’è possibilità di un’adeguata risposta mediatica e giudiziaria: ai vigliacchi non dispiace accanirsi contro chi non può difendersi. Alcuni lo fanno perché sono servi senza scrupoli. Altri lo fanno perché sono naturalmente mediocri. Ma il risultato non cambia: dove l’informazione (è in generale l’ambiente culturale) è servile e mediocre, il gesto di un folle diventa un atto di terrorismo e la libertà di critica è equiparata prima all’ingiuria e poi alla violenza. E’ incalcolabile il danno morale (per tacere del rischio personale) di un’orchestrazione di tal genere, ma questo paese ormai lo conosciamo e, pur indignati, abbiamo la forza di sorriderne. Continueremo a essere noi stessi e a difendere con ogni mezzo democratico le nostre buone ragioni.

venerdì 11 dicembre 2009

VIA LA MAFIA DALLO STATO!!!

Sgarbi sottocosto

Solo 30.000 euro per ingiurie? E' un'offesa. Uno come Sgarbi meritava senz'altro di più.
"TORINO - Vittorio Sgarbi e' stato condannato dal tribunale civile di Torino a pagare 30mila euro di risarcimento per aver ingiuriato Marco Travaglio nel corso della puntata di 'Annozero' andata in onda il 1 maggio del 2008. Lo rivela uno dei legali del giornalista, Andrea Fiore. Il giudice ha anche stabilito che la sentenza sia pubblicata su 'Repubblica' e 'La Stampa'. (RCD)

mercoledì 9 dicembre 2009

Ue, Alfano (IdV), Salta intergruppo antimafia per il no del Pd

Roma, 9 dicembre 2009 - "Chiediamo spiegazioni in merito all'inquietante diniego avanzato dal Pd verso la proposta di creare un intergruppo di contrasto alle mafie". Lo afferma in una nota Sonia Alfano, europarlamentare dell'Italia dei valori e promotrice della creazione di un intergruppo parlamentare quinquennale per la lotta alle mafie, che ha ottenuto l'appoggio del gruppo liberale ma che non vedra' la luce a seguito del mancato sostegno, in sede di negoziazione, da parte del gruppo politico del Pd.
"La lotta alle mafie- prosegue Alfano- non ha colori e l'atteggiamento del Pd e' assurdo. Credono forse che sia inutile o non sono semplicemente d'accordo con il tema? Questa- conclude Alfano- e' un'ennesima conferma del loro comportamento contraddittorio: predicano bene in Italia per smentirsi poi in Europa".

venerdì 30 ottobre 2009

giustizia e verità per stefano.......dal blog di beppe grillo

Stefano Cucchi è stato arrestato dai Carabinieri il 15 ottobre scorso. Trascorre la notte in caserma e l'indomani, con un processo per direttissima, il giudice dispone l'arresto in carcere in attesa dell'udienza successiva. Mentre sono ancora in attesa di vedere il figlio, una settimana fa i familiari ricevono dai carabinieri la notifica del decreto col quale il pm autorizzava l'autopsia sul corpo di Stefano. E' così che i genitori e la sorella vengono a conoscenza della morte di Stefano. Un'altra morte di carcere.

Il Blog ha intervistato Ilaria e Giovanni Cucchi, rispettivamente sorella e padre di Stefano.

L'arresto e il processo per direttissima
Stefano è morto
Un ragazzo normale
L'arresto e il processo per direttissima

llaria Cucchi: "Stefano Cucchi era un ragazzo di 31 anni, un normalissimo ragazzo di 31 che la notte tra il 15 e il 16 ottobre è stato arrestato dai Carabinieri, perché trovato in possesso di una modica quantità di sostanze stupefacenti. L’abbiamo visto uscire di casa accompagnato di Carabinieri, che precedentemente tra l’altro avevano perquisito la sua stanza non trovandovi nulla e accompagnato dai Carabinieri in ottime condizioni di salute, senza alcun segno sul viso e non lamentando alcun tipo di dolore. L’abbiamo rivisto morto il 22 ottobre all’obitorio: nel momento in cui l’abbiamo rivisto, mio fratello aveva il viso completamente tumefatto e pieno di segni, il corpo non l’abbiamo potuto vedere."
Blog: "possiamo ripercorrere le tappe di quei giorni? La notte tra il 15 e il 16 ottobre viene fermato dai Carabinieri e viene portato in caserma: da lì i Carabinieri lo portano qui in casa a controllare se.. "
llaria Cucchi: "a perquisire la sua stanza, esatto, dove ovviamente non viene trovato nulla."
Blog: "sostanzialmente trascorre la notte in caserma e poi viene.. "
llaria Cucchi: esattamente. La mattina successiva, verso le dodici avviene il processo per direttissima, dove il giudice ritiene che questo ragazzo debba passare il tempo fino al 13 novembre, data in cui è fissata l’udienza successiva, in carcere e viene assegnato a Regina Coeli.
llaria Cucchi: da quel momento non lo vediamo più. Ripeto: la mattina del processo per direttissima mio fratello aveva già il segno gonfio di botte, da qui è uscito in ottime condizioni.
Blog: "i Carabinieri che cosa vi hanno detto, quando era qui in casa?"
llaria Cucchi: "ci hanno detto di stare tranquilli, perché per così poco sicuramente il giorno dopo sarebbe stato a casa agli arresti domiciliari."
Blog: "poi, quando vi avvisano, arriva una telefonata che dice 'Stefano sta male'?"
llaria Cucchi: "il sabato sera. La notizia successiva l’abbiamo il sabato sera, intorno alle nove vengono i Carabinieri a informarci che Stefano è stato ricoverato d’urgenza presso la struttura del Sandro Pertini: ovviamente i miei genitori si recano immediatamente sul posto e lì viene negato loro alcun tipo di notizia. Nel momento in cui, ingenuamente, mia madre domanda di poter vedere il ragazzo e di sapere quello che aveva, le viene risposto: “assolutamente no, questo è un carcere, tornate lunedì in orario di visita e parlerete con i medici”. I miei genitori tornano il lunedì mattina, all’orario che era stato loro detto, vengono fatti entrare e vengono loro presi gli estremi dei documenti e vengono lasciati in attesa. Dopo un po’ di tempo esce una responsabile, la quale li informa di non poterli fare parlare con i medici, in quanto non è arrivata una certa autorizzazione da parte del carcere. “Comunque tornate, perché deve arrivare quest’autorizzazione e non vi preoccupate, perché il ragazzo è tranquillo”, è stato risposto loro, quando mia madre chiedeva: “ditemi almeno per quale motivo mio figlio è stato ricoverato”. “Il ragazzo è tranquillo”.
Stefano è morto

Il giorno dopo, ovviamente, i miei tornano ...esattamente, il martedì mattina tornano presso la stessa struttura, al reparto carcerario del Sandro Pertini e questa volta non vengono proprio fatti entrare, viene risposto loro al citofono che non possono entrare, perché non c’è l’autorizzazione. Finalmente viene detto loro però che sono loro a dover chiedere un’autorizzazione a Piazzale Gloria, se vogliono vedere il ragazzo: mio padre chiede quest’autorizzazione e la ottiene per il 25.. mi scusi, per il 22, giovedì. Il 22 all’alba mio fratello è morto e mio padre non ha fatto in tempo a vederlo. Sappiamo della notizia della morte di mio fratello dai Carabinieri, che vengono a casa intorno alle 12: 30, le premetto che sembrerebbe che mio fratello sia morto all’alba, vengono intorno alle 12: 30 per notificare a mia madre il decreto con il quale il Pubblico Ministero autorizzava l’esecuzione dell’autopsia in seguito al decesso di Cucchi Stefano. Questo è stato il modo in cui mia madre ha saputo della morte del figlio."
Blog: "da lì in poi come avete fatto per vedere il corpo? All’obitorio vi è stata concessa questa possibilità?"
llaria Cucchi: "inizialmente no, c’è stata negata: dopo alcune insistenze è stata fatta una telefonata al Pubblico Ministero, il quale ha autorizzato che potessimo vederlo, ovviamente dietro a un vetro. Quello che abbiamo visto è stato uno spettacolo - mi creda - allucinante: mio fratello aveva il viso completamente devastato, era irriconoscibile, aveva un occhio gonfio e un altro sembrava incavato, la mascella sembrava rotta, aveva il viso come bruciato. Il corpo era coperto da un lenzuolo, non so quello che ci fosse sotto."
Blog: "è vero che il magistrato vi ha vietato di fare fotografie al vostro.. "
llaria Cucchi: "ovviamente il nostro consulente ha chiesto di poter fare la documentazione fotografica e le riprese, ma è stato negato. Adesso ci aspettiamo innanzitutto una serie di risposte e che lo Stato ci dica come è potuto accadere che non ci sia stato possibile stare vicini a Stefano nel momento in cui stava morendo. Ci devono spiegare anche perché abbiamo consegnato mio fratello allo Stato, alle istituzioni in una certa condizione di salute ottima e perché ce l’hanno restituito morto. Stefano era un normalissimo ragazzo di 31 anni, lavorava, lavoravamo insieme, lui era un geometra, anche mio padre è geometra e lavoriamo insieme nella stessa struttura. Mio fratello aveva un trascorso in una comunità di recupero per tossicodipendenti, dalla quale era uscito completamente riabilitato, tant’è che lavorava e stava bene, mio fratello stava bene, aveva tanta voglia di vivere e lo posso documentare con le sue lettere, con i suoi messaggi, mio fratello aveva voglia di vivere. In questo momento non sono in grado di accusare nessuno, e il problema è proprio questo, perché non so come sono andate le cose."
Blog: "ci sono state delle interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro della Giustizia? Cosa è successo?"
stefano_cucchi.jpg
Foto da CNRmedia


llaria Cucchi: "mi giunge voce che la risposta all’interrogazione del Ministro Alfano è stata che Stefano è caduto: ora mi spieghino dove, come e perché è caduto e, soprattutto, come ha fatto a morire. Che mi spieghino, per una caduta, come poteva riportare tutti quei segni di traumi sul viso e sul corpo e che mi spieghino perché è stato lasciato morire."
Blog: "per voi questa non è la verità?"
llaria Cucchi: "questa non è assolutamente la verità: forse è parte della verità, ma sicuramente la vicenda non si chiude qui e sicuramente non si spiega la morte di mio fratello."
Giovanni Cucchi: "quando è il momento in cui ho visto mio figlio all’obitorio mi è caduto il mondo, vedendolo così, in quelle condizioni veramente inimmaginabili. Ho provato un dolore enorme e un senso di frustrazione di fronte a quello che lo Stato ci può dare e, in effetti, mio figlio è entrato sano e è uscito morto in quelle condizioni. Voglio dire, non è ammissibile che, per qualsiasi cosa uno possa aver fatto, sia ridotto sia dal punto di vista fisico che anche dal punto di vista morale in quel modo, perché mio figlio è morto solo. E’ una rabbia enorme per come può finire un figlio così, massacrato in quel modo.."
Un ragazzo normale

Blog: "in che condizioni era il giorno dell’udienza per direttissima?"
Giovanni Cucchi: "il giorno dell’udienza lui.. guardi, Stefano era una persona magra, lei ha visto la foto e perciò si è reso conto.. non tutti forse.. non può apparire.. lui praticamente ha il viso gonfio, il doppio del viso di quello che si vede rispetto all’ultima foto che aveva e poi aveva, sotto gli occhi, dei segni neri, quindi segni evidenti di pugni negli occhi, di botte negli occhi. Si è presentato così alla causa. Però dal punto di vista fisico stava benissimo, si muoveva, il fatto delle vertebre rotte assolutamente non sussisteva, per quanto ho potuto vedere lo escludo al 100%. Stefano si muoveva, camminava, parlava, assolutamente si muoveva come una persona normale e, se ci fosse stato quel problema delle vertebre, per prima cosa avrebbe provato dolore e quindi l’avrei saputo, me l’avrebbe detto, ma a parte quello il suo comportamento era un comportamento normalissimo e conseguentemente lo escludo nella maniera più categorica."
Blog: "è stato l’ultimo giorno che avete potuto vederlo?"
Giovanni Cucchi: "sì, sì, è l’ultimo giorno in cui abbiamo potuto vedere Stefano, esatto. E le assicuro che, nel momento in cui l’ho rivisto, non credevo ai miei occhi: non era possibile che Stefano mi fosse stato presentato in quelle condizioni, non era possibile! Guardi, è una cosa inimmaginabile, per un padre vedere il figlio così, dopo sei giorni che chiede notizie, avere una notizia in quel modo, detta in quel modo, chiedere addirittura - è quasi una beffa! - alla dottoressa che ci è venuta a comunicare all’esterno del carcere la morte di Stefano, dice “ ma potevate chiederlo ai medici?”, ma come?! Sono cinque giorni che veniamo qui a chiedervi e non ci avete fatto entrare! Il secondo, il sabato.. il lunedì siamo andati in carcere e ci hanno fatto entrare, ci hanno preso i documenti, dopo è uscita una sovrintendente e ha detto “ no, mi dispiace, non vi possiamo fare parlare con i medici”. “ Ma guardi che vogliamo solo parlare con i medici, non è che vogliamo parlare con Stefano, vogliamo sapere il suo stato di salute”, “ no, non è possibile, perché deve arrivare il permesso”. Il permesso da dove non si sa, però dice “ guardi, tornate domani, perché domani probabilmente questo permesso sarà arrivato e quindi potrete parlare con i medici”. L’indomani siamo tornati, il piantone non ci ha neanche fatto entrare: ci ha detto soltanto “ io non so niente di questo, per parlare con i medici dovete avere il permesso del colloquio rilasciato dal giudice”. Sono andato il giorno dopo a chiedere il permesso, l’ho ottenuto e poi, il giorno dopo, sarei andato a Regina Coeli a farmelo confermare, perché lì c’è una questione di orari, non si riesce a fare tutto in una giornata. Però mentre tornavo per.. mentre andavo per chiedere questo permesso mia moglie mi ha comunicato che Stefano era morto. Siamo andati a informarci sul perché Stefano è morto e non ci hanno dato nessuna scheda ufficiale, ci hanno solo comunicato verbalmente queste testuali parole: “ si è spento, aveva un lenzuolo sempre sulla faccia, non voleva mangiare, non si voleva nutrire e non voleva le flebo , praticamente si è spento”. Siamo rimasti esterrefatti, allibiti, anche loro vedevo che tutto sommato erano imbarazzati nel rispondere: ci hanno comunicato questo, nessun documento ufficiale, soltanto questa affermazione, 'si è spento'."
Blog: "che ragazzo era Stefano?"
Giovanni Cucchi: "era un ragazzo normale, pieno di vita, allegro, determinato, volenteroso, lavorava, faceva il geometra, aveva tanti progetti, tante ambizioni e ogni tanto me le confidava. Insomma, era un ragazzo che stava in progressione, stava nel pieno assolutamente, era un ragazzo.. ma poi, tra l’altro, aveva un carattere veramente da amico, da amicone, era amico con tutti, voglio dire, non poteva fare la fine ...assolutamente, non poteva fare una fine così, guardi, non mi rassegno a che Stefano abbia fatto una fine del genere, non se lo meritava nella maniera più assoluta, non se lo meritava!"
Blog: "e adesso che cosa vi aspettate?"
Giovanni Cucchi: "ci aspettiamo che si faccia chiarezza, che ci dicano quello che non hanno potuto dirci prima, che ci spieghino con esattezza quello che è avvenuto e i motivi delle percosse, i motivi della morte con precisione: finora c’è stato il nulla, adesso vogliamo sapere tutto!"
Blog: "cosa è disposto a fare per ottenere questo?"
Giovanni Cucchi: "tutto, fino all’ultima goccia di sangue, fino all’ultima goccia di vita io e mia moglie ci batteremo perché si faccia chiarezza su mio figlio!"

lunedì 28 settembre 2009

dal blog di piero ricca.......

Caro Piero,

mi chiamo Davide, ho 23 anni, ti scrivo per raccontarvi un fatto del tutto irreale che ieri mi ha avuto come protagonista davanti all’entrata secondaria del Lido di Milano.
Come ben noto, era il giorno del comizio del presidente Berlusconi. Cosi, prendo il mio scooter e vado fuori dal lido per cercare di chiedere un paio di cose al Premier.
Arrivato a destinazione, parcheggio il mezzo in P.le Stuparich e mi siedo sul marciapiede un poco decentrato dall’altra parte dell’entrata, di fianco a due camionette dei carabinieri parcheggiate. Dopo quattro secondi netti arriva il primo carabiniere dicendomi in tono sostenuto che dovevo andare via di li. Ci tengo a precisare che la mia persona si presentava cosi: scarpa da tennis bianca, jeans, maglia nera,felpa a righe, borsa a tracolla con all interno altre due felpe, un libro, un quotidiano, un deodorante. Ero disarmato, senza droghe e null’altro in mio possesso, una personcina a modo, innocua, seduta sul ciglio di una strada di Milano.
Tornando alla descrizione dei fatti, dopo ripetute richieste da parte dell’agente di togliermi di mezzo e altrettanti no in risposta, si presenta un signore ingiaccato e incravattato sulla cinquantina, che con fare paterno mi consiglia di allontanarmi aggiungendo che quelli come me li conosce bene. Alla mia richiesta di spiegazioni, visto che non stavo facendo nulla di male ed ero solo, risponde che non può dirmelo: “segreto di stato!”- gli rispondo con un sorriso a 60 denti. Lui rincara la dose dicendomi anche che in quella strada al momento c’era divieto di sosta e fermata! Al che mi è venuto spontaneo alzarmi e chiedere quale somiglianza trovava tra me e, chessò, un’auto, un motorino, un pullman… I toni cominciano a farsi piu accesi, mi prendono per un braccio e portano davanti al palalido, li mi viene chiesto il documento che senza problema gli consegno, al che il simpatico ometto se ne va in mezzo ad un altro gruppetto di carabinieri e comincia a parlare alla radio, ne avrà per 30 minuti! Nel frattempo continuo a cercare di avere qualche spiegazione sul perché un libero cittadino solo, incensurato, disarmato non possa stare davanti all’entrata di un palazzetto ad aspettare il proprio Presidente del Consiglio, ma nulla: i tutori dell’ordine restano impassibili. Dopo aver chiacchierato al telefono con chissà chi, torna l’ometto incravattato e con lui altri cinque colleghi, che sembrano i Blues Brothers. L’uomo incravattato, indicandomi, chiede ai colleghi se mi conoscevano, loro chiaramente rispondono: “no, mai visto!”; l’incravattato ribatte con un imperativo da film d’azione: “da oggi lo conoscete!”, suscitando in me una fragorosa risata di incredulità! Occhio, lui è quel ragazzo pericoloso che siede sui marciapiedi di Milano, attenzione!
Dopo il simpatico siparietto con i simil Blues Brothers, il nostro eroe decide di tornare al telefono sempre col mio documento in mano, io stufo e parecchio innervosito ormai per la paradossale situazione in cui mi trovavo, decido di estrarre dai pantaloni il cellulare e fare un paio di foto all’agente col mio documento in mano, ma appena il collega mi vede puntare il telefono in direzione dell’ometto, decide di storcermi il polso giustificandosi con un: “cosa stai facendo? di foto non se ne possono fare!”; comincio a chiedere ai carabinieri presenti se si rendono conto che sono parte integrante di un regime, anzi che lo stanno facendo fiorire, esercitando la repressione verso semplici cittadini. Nessuno fiata, tutti in silenzio, io continuo.
Dopo poco torna l’agente col documento e mi invita a prendere lo scooter e andare via subito, io ormai in loop chiedo perchè una persona libera che non sta facendo nulla di male non può stare nemmeno a 300 metri dalla porta da dove poco dopo sarebbe arrivato il Premier. Nessuna risposta. Caro Piero, il mio non è il primo né l’ultimo fatto del genere, però mi sento di raccontarlo a te, per dare a chi legge un motivo in più per riflettere se un sistema politico che non tollera la presenza fisica di un potenziale e pacifico dissidente sia la democrazia che avevano in mente coloro che scrissero la Costituzione, la stessa su cui poliziotti e questori, se non mi sbaglio, dovrebbero aver giurato.

Saluti, Davide

Risposta

Caro Davide,

grazie della lettera. Gli attuali governanti fanno i gradassi ma hanno paura di ogni singola voce di dissenso, di una domanda, di una notizia, di una pernacchia. E per questo condizionano i capi della polizia. Se una voce si leva dal coro qualche testa rischia di saltare. Ecco che allora i capetti schierano in massa la manovalanza. E i soldati semplici eccedono nello zelo pur di non subire lavate di testa dai superiori. C’è da indignarsi ma non da stupirsi: capetti e soldati semplici sono solo rotelle di un ingranaggio gerarchico controllato dalla peggiore classe politica d’Europa: un po’ mafiosa, un po’ fascista, un po’ piduista, un po’ affarista, un po’ secessionista, un po’ clericale, un po’ anzi molto delinquenziale, un po’ anzi prima di tutto democraticamente analfabeta. Son passato anch’io ieri davanti al palalido, per registrare l’ennesimo fotogramma da regimetto bananiero. Erano centinaia le rotelle in borghese e in divisa, a proteggere il sorriso di plastica del pagliaccio in doppiopetto. Avanzi di tribunale protetti dall’esercito, ecco l’atmosfera: niente male no? Noi eravamo in due, su uno scooter. Appena ci siamo fermati ce ne sono arrivati addosso una mezza dozzina, poi è uscito un tipo tutto leccato, insaccato in un ridicolo gessato. Aveva l’aria del padrone di casa e ci ha consigliato di andarcene avvisandoci che avevano già preso il numero di targa dello scooter. Nemmeno di sederci su una panchina nel parchetto del piazzale ci è stato permesso. Ci ha raggiunto una coppia di ragazzi che venivano dal comizio, per dirci che se ne andavano nauseati per quello che avevano visto e sentito, per il clima di fanatica intolleranza verso chi non manifestava - con le ovazioni, con i frequenti battimani, con l’espressione del viso - un vivo e sincero entusiasmo per le parole del Leader. Ma qualcuno, dopo il comizio, è riuscito ad avvicinarlo e a compiere il temutissimo agguato: una ragazza giovanissima, ben diversa dalle aspiranti noemi e carfagne… Le rotelle dell’ingranaggio, mai troppo solerti, non hanno riconosciuto in lei la potenziale guastafeste della libertà. Ecco la sua lettera. P.

Ciao Piero!

Sono Roberta. Oggi sono andata alla “Festa della Libertà”. Un clima surreale: signorotti con Libero (da quel che ho capito regalato dallo staff) sottobraccio, giovani mamme che insegnavano ai bambini a dire “Silvio”. Dopo esserci sorbiti un’ora e mezza di menzogne e applausi, io e mio papà siamo andati sul retro del palco e sono riuscita ad intrufolarmi. Ho seguito il tuo consiglio: l’ho chiamato per nome, lui felice mi ha stretto la mano e io gli ho detto “Silvio, fai uno smacco ai comunisti, fatti processare, dimostra la tua innocenza in un tribunale, come tutti i cittadini, hai capito? Vai in tribunale, rinuncia al lodo Alfano!” Poi una guardia del corpo mi ha detto che sì, aveva capito e potevo anche andarmene. Mio papà ha filmato l’incontro, ma, a causa della bassa risoluzione della fotocamera e del vociare di osannanti elettori, la qualità non è ottimale. In ogni caso ti farò avere il video al più presto.
Grazie di tutto. Roberta

lunedì 14 settembre 2009

CHI AVRA' QUESTE VITE SULLA COSCIENZA?


Ieri domenica 13 settembre Julian Leylen Villalba (moglie di Mauro Marchano) e il suo figlioletto di 10 mesi teo sono morti in un incidente stradale sulla provinciale che collega Manfredonia a Zapponeta. Ennesime vittime di una lunghissima lista che da più di 20 anni distrugge vite e famiglie intere. Più che la strada maledetta io direi politici maledetti, che con i loro sporchi interessi fanno sparire milioni e milioni di euro destinati alle opere pubbliche (i progetti per il rifacimento di questa strada c'erano già da molti anni) come il nuovo palazzetto di Manfredonia che doveva essere costruito con i fondi di Italia90 e lasciato abbandonato perchè improvvisamente i fondi sparirono. Ora vorrei chiedere al dott. Vito Guerrera (o ancora meglio all'Ass. Pecorella) se è vero che lei è l'Assessore ai lavori pubblici e se è vero che quella maledetta strada è di competenza della provincia, perchè si è dato il via più di una volta ai lavori e poi, come al solito, non se n'è fatto più nulla? Se è vero che avete un po di coscienza VOI TUTTI alla provincia di Foggia e al Comune di Manfredonia perchè avete ignorato e state ignorando questo problema che va avanti da tantissimo tempo? Se è vero che siete nostri dipendenti e siete stati eletti dai cittadini per proteggerci dai pericoli e rendrci la vita un po più vivibile perchè non avete fatto il vostro dovere da Assessori? Se è vero che siete genitori e mariti e soprattutto esseri umani, perchè non vi comportate come tali? Questa strada poteva essere migliorata già molto tempo fa, quando se ne presentò l'occasione. E non è stato fatto! Chi avrà sulla coscienza Julian? E chi avrà sulla coscienza teo. Voi non avete visto il piccolo teo... non potete capire quanto meraviglioso, dolce e intelligente era questo miracolo di 10 mesi...stroncato non dalla velocità, ma dalla vostra incompetenza, dal vostro menefreghismo (ed è meglio che mi fermo qui).... Ora non aspettiamo più che voi facciate il vosto lavoro. Noi come cittadini costringeremo i nostri dipendenti, nei rispettivi palazzi a fare il loro lavoro. Julian e teo non sono morti in un incidente stradale... Sono stati uccisi dai nostri Assessori. E se ci fosse una giustizia seria in Italia vi condannerebbe a pena certa.

Mauro in questo momento vorrei darti il mio cuore, ma non servirebbe comunque. teo non ha bisogno di preghiere, lui è già un angelo. Julian e teo saranno sempre con te, per tutta la tua vita, e con chi li ha voluti bene. Ti abbraccio forte.

mercoledì 26 agosto 2009

ufficio demanio marittimo chiuso fino al........boo

oggi mercoledì 26 agosto 2009 mi reco in via maddalena per andare all'ufficio PUBBLICO del demanio marittimo per delle informazioni e lo trovo chiuso,ritorno dopo circa 30 minuti ed'è ancora chiuso ma all'improvviso esce una simpatica signora e alla mia richiesta di entrare mi dice...
1) io non lavoro qui
2) gli uffici sono in ferie
con un forzato sorriso le chiedo quando riaprono e la signora mi risponde "bo non si sa mai quando riaprono questi!!!!!!".
ma scusate un ufficio pubblico non è al servizio dei cittadini?
sono d'accordo che ogni onesto lavoratore debba usufruire delle sue sacrosante vacanze ma anche ogni cittadino dovrebbe usufruire dei suoi maledetti servizi oltretutto pagati da lui stesso.
in attesa che arrivi un'insperata risposta aspetto che gli uffici riaprano sperando che non abbiano fatto il soggiorno lungo!!!

venerdì 7 agosto 2009

Ex Enichem: via i camini della centrale elettrica

E’ partita la demolizione dei camini della centrale elettrica dell’ex Enichem Agricoltura. L’intervento, la cui conclusione è prevista alla fine del corrente anno, rientra nelle opere di bonifica dell’isola 9 all’interno della quale insisteva anche il laboratorio chimico in uso all’azienda.


Nessuna attività è stata invece avviata nell’isola 5 e l’isola 16, aree sottoposte alla messa in sicurezza di emergenza sulle quali grava ancora oggi un provvedimento di sequestro penale disposto nel 2001 dalla procura di Foggia, che di fatto impedisce l’accesso e, di conseguenza, il completamento della caratterizzazione dei terreni e l’abbattimento delle due torri di Prillino e della sala di controllo.

Nell’ultima conferenza di servizi svoltasi a Roma nei giorni scorsi presso il Ministero dell’Ambiente, il direttore generale ha concordato con le parti presenti, tra cui Syndial SpA (la società del Gruppo Eni che detiene la proprietà dell’area e degli ex impianti produttivi dello stabilimento chimico e che sta portando avanti le operazioni di bonifica del sito industriale), organizzazioni sindacali, Regione Puglia e Comune di Manfredonia, l’invio di una delegazione ministeriale in loco intorno alla metà di settembre allo scopo di effettuare un sopralluogo che sia utile alla rimozione del cavillo burocratico che impedisce a tutt’oggi il dissequestro delle due summenzionate isole.


L’area ex Enichem, fortemente infrastrutturata e per questo predisposta ad accogliere nuove iniziative
imprenditoriali la cui nascita era stata incentivata con le agevolazioni e gli incentivi del contratto d’area, veniva richiesta per l’insediamento di nuove fabbriche. La mancanza di sincronia tra i tempi della bonifica e i processi di reindustrializzazione e il sovrannumero di richieste di insediamento arrivate, hanno portato all’utilizzo di altri terreni lungo la statale 89 Manfredonia-Foggia.


Per il completamento della bonifica del sito industriale ex Enichem compreso tra i primi 15 maggiormente contaminati in Italia, che interessa anche la falda acquifera, si dovranno probabilmente attendere altri 5 anni.

martedì 4 agosto 2009

Il cardinal Bagnasco e la pillola abortiva Ru 486

Che differenza c'è tra la pillola del giorno dopo o Viagra,Cialis o papaverina di mezz'ora prima? Dipende da chi le prende. La Chiesa si è schierata senza se e senza ma contro la pillola abortiva Ru 486. Il cardinale Bagnasco l'ha definita: "Una deriva di civiltà". Il presidente della Cei non ha dimostrato lo stesso zelo per le prestazioni sessuali ipertrofiche e variegate dello psiconano con una prostituta. Perché? Silenzio assenso? Solidarietà maschile? Un esempio di civiltà erettile? Umana comprensione? Esenzione dell'Ici? Otto per mille? Contributi alle scuole cattoliche? C'è solo l'imbarazzo della risposta.

venerdì 31 luglio 2009

dal blog dei grilli manfredoniani........MERAVIGLIA AMBIENTALE



Nella giornata di ieri sono andato a Siponto a fare un po di pattinaggio. Avevo una grande voglia di testare la meravigliosa pista ciclabile inaugurata da Zingariello qualche tempo fa, ma più che i pattini o la bici ci vorrebbe un carro armato per scorrere su strada. Segnaletica non completata o completamente sbagliata, asfalto rovinato e con buche (per l'asfalto sabbioso si ringrazia l'appaltatore foggiano De Bellis), segnaletica orizzontale già cancellata. La pista non ha fondamento... nasce all'improvviso e finisce all'improvviso in un incrocio dove è consigliabile fermarsi e farsi venire a prendere da qualcuno per evitare di essere investiti... Insomma una pista ciclabile "giocattolo" che tutto sembra fuori che una pista ciclabile (per vedere com'è una pista ciclabile vedere Alba Adriatica), pagata con i nostri soldi ben 400000 euro. Soldi che il nostro assessorato all'ambiente poteva spendere per bonificare Siponto o meglio ancora utilizzarli per un bellissimo progetto proposto anni fa da ISOLA5 nella zona ex Enichem, dato che le morti per tumore a Manfredonia aumentano sempre di più e chi è malato di tumore non può andare in bici. Le meraviglie del nostro comune continuano... Arrivederci alla prossima puntata.

ECCO COME SI COSTRUISCONO LE PISTE CICLABILI, CON MENO FONDI...

giovedì 30 luglio 2009

intervista ad Alessandro, l’amico di Qui Milano Libera che insieme a Dario è stato querelato e prontamente indagato per violazione della privacy


“Questo è un paese infarcito di una infinità di regole la cui violazione è abitualmente tollerata. Un paese serio è un paese dove ci sono poche regole fatte ferreamente rispettare. Questa è la differenza fra il suddito e il cittadino: il suddito è un soggetto cui sono imposti infiniti obblighi e infiniti divieti; normalmente gli si permette di farne strame ma se alza la testa gli si chiede conto e ragione di tutte le violazioni fino a quel momento perpetrate. Il cittadino è un uomo a cui sono imposti pochissimi obblighi, pochissimi divieti per la cui violazione non c’è perdono, non ci sono il condono edilizio, il condono fiscale, l’amnistia, l’indulto: c’è il rigore. Ma, rispettati quegli obblighi, è un uomo libero e più nessuno può infastidirlo”.
Piercamillo Davigo

martedì 21 luglio 2009

Inquinamento alla foce del Candelaro

Un forte inquinamento alla foce del Candelaro è stato denunciato dalla sezione sipontina di Legambiente presieduta da Vincenzo Renato. I dati parlano redatti da Legambiente al passaggio di Goletta verde 2009 parlano di coliformi fecali e streptococchi fecali maggiore di 500 ufc per 100ml e di escherichia coli maggiore di 1000 ufc per 100ml, mentre i limiti devono essere al di sotto di 100 ufc per 100ml.

“Tale inquinamento - spiega Vincenzo Renato - sarebbe conseguenza dello scarico nelle acque del fiume di fogne cittadine per niente depurate".

Il fiume Candelaro attraversa buona parte del territorio della Capitanata raccogliendo lungo il suo percorso le acque di scarichi fognari di numerosi paesi limitrofi, anche grossi centri, con ultimo lo scarico del depuratore del comune di Manfredonia. “In pratica diviene la cloaca a cielo aperto della provincia di Foggia”, denuncia Renato.

Inoltre sarebbero stati segnalati scarichi di altri tipi di inquinanti come prodotti chimici impiegati in agricoltura ed in particolare: pesticidi fosforati come il clorpyrifos, dove non esiste alcuna normativa che detta i limiti di concentrazione previsti. “Ciò comporta seri pericoli per chi si bagna o peggio consuma frutti di mare come le vongole che sono tipiche della zona del litorale sud”, continua il presidente del circolo Nautilus di Legambiente, che evidenzia come di conseguenza non siano balneabili alcuni tratti di costa del comune di Manfredonia, nello specifico: canale ex fogna di Manfredonia (81 metri), foce canale acque alte (51 metri), foce canale Carapelle (178 metri), foce canale Peluso (188 metri), foce torrente Candelaro (1479 metri), foce torrente Carapelle (319 metri), foce torrente Cervaro (188 metri), foce torrente Ippocampo (90 metri), lido di Siponto (214 metri), porto di Manfredonia (317 metri), scarico faro (63 metri).

“Ricordiamo che gli inquinanti di tipo fisico, chimico e microbiologico presenti nelle acque di balneazione possono determinare nell'uomo patologie di natura infettiva, infiammatoria, allergica e disturbi di vario genere”, evidenzia Vincenzo Renato, che fa notare come solitamente prima dell'apertura della stagione balneare i sindaci, con propria ordinanza, rendano esecutivi i divieti di balneazione per le zone inquinate, ma ad oggi ciò non risulta per il comune di Manfredonia.

Pertanto, Renato si auspica che al più presto i metri di costa interessati siano sottoposti al divieto di balneazione con obbligo di segnalazione alla popolazione tramite cartelli, secondo le leggi vigenti. Ciò al fine di tutelare la salute pubblica.

lunedì 20 luglio 2009

Sonia Alfano ricorda Giuseppe Gatì in via D'Amelio 19 07 2009

19 luglio....un giorno infame!!! ciao paolo

nonostante sembra che ormai sia finita,in questa brutta italia c'è un ultimo fascio di luce formato da gente che non vuole mollare e che continua a lottare in nome dei tanti eroi dell'antimafia.
PAOLO BORSELLINO ERA UNO DI LORO!!! CIAO PAOLO IO NON TI DIMENTICO.....GRAZIE

giovedì 16 luglio 2009

da i grillimanfredoniani.blogspot

STIAMO DIVENTANDO UNA FOGNA

Dopo le abbondanti pioggie delle scorse settimane stiamo assistendo a Manfredonia a ciò che era già prevedibile da tempo. Invasioni di scarafaggi e ratti di fogna, con un miscuglio di odori nauseabondi in tutta la città, terreni e strade che cedono, permettendo ai suddetti animali di scorazzare in piena libertà per la città, spiaggie mancanti delle più elementari norme igieniche (tanto che il comune vuole togliersi da ogni responsabilità, magari dando in concessione le spiaggie a privati), scarichi a mare senza nessun criterio e rispetto per lo stesso mare, tanto che lo Stato ci classifica come zona non balneabile (e con zona si intende tutto il litorale, fino a Foggiamare). Insomma la bellissima città che era Manfredonia si sta trasformando in una vera e propria fogna. Qualche minoranza disperata di cittadini si sta mobilitando per fare petizioni. Petizioni che è facile prevedere quale fine faranno. In compenso, però, adesso abbiamo la "pista ciclabile" a siponto (che pian piano sta diventando una palude) che necessita di interventi di bonifica. Pista ciclabile costata (A NOI CONTRIBUENTI) circa 400000 euro. Ma come? quell'opera vale 400000 euro? Una "cosa" che non è neanche riconosciuta come pista ciclabile costa questa cifra? Non sappiamo se è permesso a noi cittadini conoscere e vedere come sono stati spesi questi soldi, ma contatteremo il nostro Assessore all'Ambiente del Comune di Manfredonia Salvatore Zingariello per saperne di più.
Una delle domande che faremo al nostro Assessore è con che criterio si da una concessione per costruire un lido privato sul lungomare di Siponto e VERSARE CEMENTO SULLA SPIAGGIA!! LA NOSTRA SPIAGGIA!! E come si può recintare una sorgente presente in questo lido e renderla privata... LA NOSTRA SORGENTE. Non sappiamo di chi sia questo Lido... Forse di un nostro dipendente che presta servizio in Comune, magari come Assessore al bilancio dello stesso comune. Non sarebbe dovere dell'Assessore all'Ambiente intervenire in questi casi? E non è un nostro DIRITTO sapere che fine fanno i soldi delle nostre costosissime bollette come quella dell'immondizia? E non è nostro DIRITTO sapere se l'acqua che beviamo è potabile? E non è un nostro DIRITTO sapere se il nostro (ex) bellissimo mare è ancora balneabile? E non è un nostro DIRITTO avere spiaggie libere sufficientemente grandi per chi non può permettersi i Lidi privati? E non è un nostro DIRITTO godere dei doni che Dio ci ha fatto con la natura, ILLEGALMENTE OCCUPATA da chi sente il diritto di fare ciò che vuole? Non è nostro DIRITTO sapere che stanno costruendo un Inceneritore NON DICENDO NULLA ALLA CITTADINANZA andando contro ogni principio costituzionale?
Non è percaso nostro DIRITTO VIVERE LA VITA SERENAMENTE SENZA CHE QUALCUNO SE NE APPROPRI INGIUSTAMENTE?

Giancarlo D'Isita

appello alla disobbedienza civile di Alex Zanotelli in tema di reato di clandestinità.

Mi vergogno di essere italiano e di essere cristiano. Non avrei mai pensato che un paese come l’Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba. Noi che siamo vissuti per secoli emigrando per cercare un tozzo di pane (sono 60 milioni gli italiani che vivono all’estero!), ora infliggiamo agli immigrati, peggiorandolo, lo stesso trattamento, che noi italiani abbiamo subito un po’ ovunque nel mondo.

Questa legge è stata votata sull’onda lunga di un razzismo e di una xenofobia crescenti di cui la Lega è la migliore espressione. Il cuore della legge è che il clandestino è ora un criminale. Vorrei ricordare che criminali non sono gli immigrati clandestini ma quelle strutture economico-finanziarie che obbligano le persone a emigrare. Papa Giovanni XXIII° nella Pacem in Terris ci ricorda che emigrare è un diritto.

Fra le altre cose la legge prevede la tassa sul permesso di soggiorno (gli immigrati non sono già tartassati abbastanza?), le ronde, il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti familiari e matrimoni misti, il carcere fino a 4 anni per gli irregolari che non rispettano l’ordine di espulsione ed infine la proibizione per una donna clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il proprio figlio o di iscriverlo all’anagrafe. Questa è una legislazione da apartheid, che viene da lontano: passando per la legge Turco-Napolitano fino alla non costituzionale Bossi-Fini. Tutto questo è il risultato di un mondo politico di destra e di sinistra che ha messo alla gogna lavavetri, ambulanti, rom e mendicanti. Questa è una cultura razzista che ci sta portando nel baratro dell’esclusione e dell’emarginazione.

«Questo rischia di svuotare dall’interno le garanzie costituzionali erette 60 anni fa - così hanno scritto nel loro appello gli antropologi italiani - contro il ritorno di un fascismo che rivelò se stesso nelle leggi razziali». Vorrei far notare che la nostra Costituzione è stata scritta in buona parte da esuli politici, rientrati in patria dopo l’esilio a causa del fascismo. Per ben due volte la Costituzione italiana parla di diritto d’asilo, che il parlamento non ha mai trasformato in legge.

E non solo mi vergogno di essere italiano, ma mi vergogno anche di essere cristiano: questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth. Chiedo alla Chiesa italiana il coraggio di denunciare senza mezzi termini una legge che fa a pugni con i fondamenti della fede cristiana.

Penso che come cristiani dobbiamo avere il coraggio della disobbedienza civile. È l’invito che aveva fatto il cardinale R. Mahoney di Los Angeles (California), quando nel 2006 si dibatteva, negli Stati Uniti, una legge analoga che definiva il clandestino come criminale. Nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri nella sua cattedrale, il cardinale di Los Angeles disse che, se quella legge fosse stata approvata, avrebbe chiesto ai suoi preti e a tutto il personale diocesano la disobbedienza civile. Penso che i vescovi italiani dovrebbero fare oggi altrettanto.

Davanti a questa legge mi vergogno anche come missionario: sono stato ospite dei popoli d’Africa per oltre 20 anni, popoli che oggi noi respingiamo, indifferenti alle loro situazioni d’ingiustizia e d’impoverimento.

Noi italiani tutti dovremmo ricordare quella Parola che Dio rivolse a Israele: “Non molesterai il forestiero né l’opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” (Esodo 22,20).

sabato 11 luglio 2009

14 LUGLIO 2009 - PRIMO SCIOPERO DEI BLOGGER

dal blog di beppe grillo......Un appello per Rudra Bianzino

Roberta Radici è morta in un ospedale in attesa di un trapianto di fegato. Il suo nome non dirà molto a chi segue la televisione o legge i giornali. Era la vedova di un falegname, Aldo Bianzino, morto in carcere, la cui colpa era coltivare piantine di canapa indiana nell'orto. Roberta partecipò al V2Day, vidi suo figlio. Roberta pianse di gioia per la partecipazione alla sua tragedia di una piazza San Carlo piena all'inverosimile. Forse la sua malattia è stata accelerata dallo stress, dal dispiacere. Alla fine di dicembre nel 2007 scrivevo nel blog:
"Qualcuno bussa alla tua porta. E' lo Stato. Ti porta via dalla tua famiglia. Da tuo figlio di 14 anni. Ti accusa di aver coltivato delle piantine di canapa indiana nell'orto di casa. Ti mette in cella. Ti uccide. Non è l'Argentina dei colonnelli e neppure l'Unione Sovietica di Stalin. E' l'Italia di Mastella e di Amato. Aldo Bianzino è stato assassinato in carcere. Ucciso due volte. Prima dai suoi carnefici e poi dai media che lo hanno ignorato. La vedova di Aldo si chiama Roberta Radici. Nell'intervista che ci ha rilasciato ha detto: "Non so cosa pensare dello Stato. Cosa pensare della giustizia."
La famiglia Bianzino era composta da Aldo, la moglie Roberta, il figlio Rudra e la nonna, morta poco dopo Aldo. Non era una famiglia benestante.
Rudra ora è solo. Deve sostenere le spese per il processo penale contro i carcerieri di Aldo e studiare, prepararsi a un futuro. Lancio insieme a Jacopo Fo e al Meetup di Perugia una sottoscrizione per Rudra. Il blog seguirà il processo Bianzino fino alla fine, come ha fatto per i processi Rasman e Aldrovandi. Un filo rosso di vergogna per le istituzioni unisce tra loro queste morti di innocenti.
Non lasciamo solo questo ragazzino. Facciamolo per noi, prima ancora che per lui.


Potete versare i vostri contibuti sul conto corrente aperto presso Banca Etica, IBAN: IT61R0501812100000000128988 BIC: CCRTIT2T84A intestato a: "PER RUDRA BIANZINO".
Bianzino

venerdì 10 luglio 2009

WE ARE NEDA


CIAO NEDA IO NON TI DIMENTICO!!!

giovedì 9 luglio 2009

lunedì 6 luglio 2009

dal blog di piero ricca.......QUASI SGARBI 7

Capita che un assessore del comune di Milano venga allontanato dal suo incarico. Capita che a Salemi, un comune siciliano di undicimila abitanti, qualcuno abbia pensato a lui come futuro sindaco. Capita che questo qualcuno sia il titolare di un curriculum raccapricciante. Capita che il sindaco di Salemi sia oggi Vittorio Sgarbi.

La settimana scorsa, per la rassegna ‘la Milanesiana‘, la sala Buzzati del Corriere ospitava un incontro intitolato ‘I professionisti dell’antimafia’. A trattare il tema di fronte ad una platea di signore e signorine della Milano bene, tra gli altri, Vittorio Sgarbi, fratello della direttrice artistica dell’evento.
In questi anni abbiamo imparato molto sul personaggio. Basterebbe la lettera anonima, letta in televisione senza contraddittorio, che attribuiva a Don Pino Puglisi, vittima di mafia, frasi diffamatorie contro Gian Carlo Caselli. Basterebbero la condanna per diffamazione aggravata o quella per falso e truffa aggravata ai danni dello Stato. Basterebbe conoscerlo, uno così, per avere la decenza di non invitarlo a sproloquiare di antimafia. Purtroppo la sorella Elisabetta (con lui nella foto) deve pensarla diversamente.
Insieme ad Antonio ci sistemiamo in seconda fila. Le hostess distribuiscono notes per prendere appunti. Giovani donne sfogliano copie gratuite del Corriere come fosse la prima volta. La sala è piena, qualcuno rimane in piedi.
Decidiamo che avremmo aspettato il momento delle domande, quando Sgarbi viene avvertito della nostra presenza. Un suo collaboratore ci piantona. Gli amici della questura si dispongono tutti sul nostro lato della sala. Una hostess mi invita a spegnere la telecamera.
Il moderatore cede la parola a Sgarbi, che esordisce raccontando di essere perseguitato da alcuni “seguaci di Grillo o di Travaglio” che lo subissano di invettive non appena nomina Caselli, giustificando così la scelta di approcciare l’argomento da tutt’altra prospettiva.
Ma le bordate non tardano ad arrivare. Siamo testimoni di affermazioni come “io ho più paura dell’antimafia che della mafia”, “la mafia è ormai ridotta a bande disorganizzate”, “I mafiosi non ci sono più perché hanno paura delle intercettazioni”. Dev’essere per questo che vogliono ridimensionarle, le intercettazioni!
Tra balle e parolacce, l’incontro volge al termine. Nonostante le particolari attenzioni che il galoppino di Sgarbi mostra di volerci dedicare, preparo la telecamera e dico ad Antonio di tenersi pronto a filmare ogni cosa.
“Con che faccia parla di mafia avendo uno sponsor come Pino Giammarinaro?”, gli domando portandomi a bordo palco. Sgarbi cambia espressione: “Non è il mio sponsor!”

Prima di continuare, prendiamoci una pausa. Chi è Giuseppe Giammarinaro detto Pino? Si dice che a volere Sgarbi a Salemi sia stato lui. Si dice che a Salemi non si muova foglia che ‘Giammy’ non voglia. Si dicono molte cose, ma lasciamo perdere e vediamo invece quello che di quest’uomo si sa.
Nella Sicilia dei cugini Salvo, “uomini d’onore della famiglia di Salemi” (Tommaso Buscetta), Pino Giammarinaro è un esponente di spicco della DC andreottiana. Nel corso del processo ad Andreotti, i pm dimostreranno la vicinanza del senatore a vita con i Salvo anche attraverso i suoi rapporti con Giammarinaro.
La magistratura si interesserà a lui già nel 1981, ma i guai seri arrivano negli anni novanta. La Guardia di finanza attribuirà a Giammarinaro la gestione “illecita e personalistica” della Usl di Mazara del Vallo. Patteggerà un anno e dieci mesi per corruzione, concussione, associazione per delinquere e abuso d’ufficio, risarcendo 200 milioni di lire alla USL.
Alle accuse della Guardia di finanza si aggiungono le rivelazioni di numerosi collaboratori di giustizia. Deputato regionale per la DC, sarà accusato di associazione mafiosa dalla D.d.a.. Sceglie la latitanza in terra di Croazia. Verrà poi arrestato e processato, ma la riforma del cosiddetto ‘giusto processo’ lo favorirà clamorosamente. Due pentiti e un imputato non ripeteranno in aula quanto dichiarato durante la fase istruttoria, vanificando così l’impianto dell’accusa. Antonio Ingroia sarà costretto a chiedere l’assoluzione già in primo grado. “Questo processo rappresenta emblematicamente la distanza della verità processuale dalla realtà delle cose”, dirà Ingroia nella sua requisitoria. Ritenuto comunque soggetto pericoloso, il Tribunale di Trapani disporrà quattro anni di sorveglianza speciale e l’obbligo di dimora a Salemi (che tra l’altro non rispetterà).
Nonostante il regime di sorveglianza speciale, Giammarinaro non rinuncia ad una nuova candidatura alle regionali per il Biancofiore. Ma questa volta non ripeterà il successo del 1991.
In un rapporto della squadra Mobile di Trapani, che nel 2008 finisce agli atti della commissione nazionale antimafia sulla sanità trapanese, ritorna il nome dell’ex deputato regionale Giammarinaro, ancora una volta tra i possibili referenti politici del malaffare. Nella medesima relazione si fa il nome del super latitante Matteo Messina Denaro. Insomma, tanta bella gente!

Queste le cose che si sanno sul conto di Pino Giammarinaro. Sgarbi ne è a conoscenza? Ero lì per domandarglielo, nonostante avessi già letto alcune sue dichiarazioni: “I Salvo? Dimenticati. Giammarinaro? Un galantuomo accusato ingiustamente. La nostra presenza a Salemi è stata già più giovevole di vent’anni di antimafia”.
Ma Sgarbi non ha voglia di rispondere. Preferisce urlare: “Ladri, ladri”, “Tu sei mafioso”. Lo Sgarbi di sempre!
Ha inizio la solita bagarre. Sgarbi pretende che ci sia impedito di filmare. Il galoppino piantone allunga le mani e a furia di tirare si impossessa della telecamera. A me e Antonio non rimane che inseguirlo, vessati da Sgarbi, dalla sorella, e dalla Digos che prova a trascinarci fuori. Una giovane accompagnatrice di Sgarbi mi strattona, strozzandomi con la tracolla della mia borsa. “Mollami”, le grido. “Dai, picchiami se hai il coraggio!”, mi risponde lei con gli occhi fuori dalle orbite. Chiedo ad un agente di identificare la squinternata. “Tu non mi dici cosa devo fare”, mi risponde lui mentre mi ’scorta’ verso l’uscita. Cari ragazzi!
La telecamera, priva del grandangolo, è nelle mani del galoppino. Io e Antonio veniamo condotti all’esterno per la consueta identificazione. Passeranno diversi minuti prima di avere notizie. Con tutta calma il sindaco di Salemi prende visione del contenuto della videocassetta. Benissimo!
Ma ecco la sorpresa. Introdotto da Giorgio Grasso, altra vecchia conoscenza dal capello sbarazzino, esce dalla porta proprio lui, Pino Giammarinaro. Ebbene sì, per venire a Milano a dire che la mafia ormai non è più quella di una volta, che la mafia sta nelle pale eoliche grandi come “cazzi di venti metri”, Vittorio Sgarbi preferisce portarsi dietro un pezzo di storia democristiana come Giammarinaro, un tecnico!
Mentre lo guardo ho davanti agli occhi i due anni di latitanza, la sorveglianza speciale, i cugini Salvo in certe foto in bianco e nero. Con aria sprezzante e voce ferma decide di darmi la sua versione della storia. “Io sono stato assolto. E ad assolvermi fu Ingroia, mica una signorina!”. Inutile ricordargli il resto del suo curriculum, non ci sente. Sembra cadere dalle nuvole mentre mi perquisisce con lo sguardo, cercando di capire chi ha di fronte. Il tempo di farmi distrarre da Grasso e Giammarinaro sparisce.

A Salemi qualcuno sostiene che l’Udc locale, corrente Giammarinaro (ce ne sono altre?), negli ultimi mesi abbia preso le distanze dalla giunta di Sgarbi. Complice l’interessamento del sindaco per la pioggia di contributi, “fraudolenti” secondo lo stesso Sgarbi, che da quarant’anni finanzia la ricostruzione del centro storico dopo il terremoto del ‘68 ?
Sgarbi dichiara di voler sanare la situazione. Nel frattempo qualche ammiratore gli recapita la testa mozzata di un maiale. Che lo preferisse quando, meno di un anno fa, dichiarava che la mafia ha perso la capacità di condizionare il potere economico e politico? I maiali non servono. Basterebbe spiegare al sindaco che non si può pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca!
Che dire? Qui a Milano, dove “la mafia non esiste” (Letizia Moratti), tutto bene: Vittorio ha difeso l’onore di Pino, i galoppini di Vittorio hanno difeso l’onore di Pino, Pino ha difeso l’onore di Pino.
Per me e Antonio passeranno ancora diverse decine di minuti prima di poter recuperare i documenti e i pezzi della telecamera, miracolosamente funzionante.
La cassetta rimane alla Digos, su richiesta di Sgarbi e del suo clan. Il pretesto è la mancata autorizzazione a riprendere l’evento. Ci fanno sapere che Sgarbi non sporgerà denuncia. E vorrei vedere! Noi la sporgeremo? Ci stiamo pensando.

Franz Baraggino

giovedì 2 luglio 2009

Mafia: attentato incendiario al direttore di Terra Nostra

Dopo una minaccia di morte di stampo mafioso, alle 00.45 del 2 luglio un attentato incendiario ha distrutto l’automobile del direttore di Terra Nostra. Il giornalista Gianni Lannes si batte da anni per la legalità e la giustizia, contro le mafie d’ogni latitudine. Si teme per la sua vita. Stamani il deputato Leoluca Orlando ha sollecitato il Governo ed il prefetto di Foggia, Nunziante, ad assicurare protezione al temerario cronista.
GIANNI NON MOLLARE SE FANNO QUESTO E' SOLO PERCHE' TI TEMONO.
VAFFANCULO VIGLIACCHI

lunedì 22 giugno 2009

A MORTE IL REGIME,VIVA LA LIBERTA'

GUARDATELA DRITTO NEI SUOI OCCHI SI CHIAMAVA NEDA SOLTANI ORA E' DIVENTATA L'ANGELO DI TEHERAN E' STATA UCCISA DALLA POLIZIA IRANIANA,SI TROVAVA IN STRADA CON MIGLIAIA DI IRANIANI PER DIFENDERE LA SUA LIBERTA' PER DIFENDERE I SUOI SOGNI,QUELLI INFRANTI DA UN REGIME BASTARDO COME D'ALTRONDE SONO TUTTI I REGIMI.
OGGI TI CHIEDO DI GUARDARE PROFONDAMENTE DENTRO QUELLE PUPILLE CHE STANNO DICENDO ADDIO AD'UN MONDO SCHIFOSO E CHE NONOSTANTE TUTTO RIMANGONO APERTE,NEDA NONOSTANTE STIA MORENDO NON CHIUDE I SUOI OCCHI,NON CI PENSA NEMMENO,LEI LA TESTA NON LA GIRA DALL'ALTRA PARTE PERCHE' QUEL REGIME L'AFFRONTATO A VISO APERTO.
CIAO NEDA NON TI HO MAI CONOSCIUTO MA DA OGGI FAI PARTE DEL MIO CUORE,DICONO SEI MORTA PER DIFENDERE LA LIBERTA' DICONO SEI MORTA PER LIBERARE L'IRAN,MA QUANDO SI MUORE PER QUESTI VALORI,NON SI MUORE SI VIVE PER SEMPRE NEL CUORE DI CHI E' COME TE.
CIAO NEDA RIPOSA IN PACE.
P.S. le immagini potrebbero urtare la sensibilta'umana.

venerdì 19 giugno 2009

Manfredonia, moria di pesci ora è allarme nel golfo

E' ancora allarme per i pesci morti trovati lungo il litorale di Siponto. Ancora una volta un segno tangibile che qui il mare (come l'acqua che beviamo) è tutt'altro che sicura. Qualche mese fa vennero trovati molti pesci morti lungo la costa che va da Manfredonia a Mattinata. Cosa ci dissero allora? Nulla! Come nulla ci stanno dicendo ora se non fosse che le segnalazioni sono arrivate dalla gente. I lidi lamentano anche strisce rossastre nelle acque del golfo e non sanno cosa dire ai bagnanti. Dopo più di 30 anni la storia è sempre la stessa, si inquina, gli enti ambientali chiudono gli occhi (chissà perchè...), e nei comuni si sottovaluta la cosa. Come per l'alga rossa nelle acque della diga di Occhito... un mese prima c'era pericolo di intossicazione, dopo le analisi, invece, miracolosamente l'acqua era tornata potabile e sicura. Persino un imbecille capirebbe che prima di fare le analisi sono stati alzati i limiti consentiti per legge... Quindi l'acqua rimane tossica, mentre l'Arpa, l'Asl e la provincia sono fuori da ogni responsabilità. Quando finiranno queste cose? Quando la gente si risveglierà da questo maledetto coma?
Nel meetup di oggi (Parrocchia Sacra Famiglia 20:15) discuteremo anche di questa cosa. Chi ha informazioni utili è caldamente invitato all'incontro

giovedì 18 giugno 2009

GRAZIE MANFREDONIA SOLIDALE

HO TROVATO QUESTO SPLENDIDO VIDEO DEDICATO DALLA GENTE DI PRETURO AI RAGAZZI DI MANFREDONIA SOLIDALE....
GRAZIE RAGAZZI CI FATE SENTIRE ORGOGLIOSI DI ESSERE MANFREDONIANI.....
AUGURO ALLA GENTE DI PRETURO CHE LA LORO AQUILA TORNI PRESTO A VOLARE

aiutare qualcuno in difficoltà è un lusso che pochi riescono a meritarselo!!!

CIO' CHE UN'UOMO NON SA FARE....DONARE AMORE

se il nostro cuore sarebbe almeno un decimo di quello di un cane sicuramente vivremmo in un mondo meraviglioso

Palazzo Grazioli? Meglio di Ibiza!

Papi, come al solito riesci ad essere il più trendy di tutti! In un attimo , sei riuscito a rivoluzionare il mercato delle vacanze giovani. Basta Ibiza, ora si va a Palazzo Grazioli. I tour operator italiani si stanno freneticamente attivando per organizzare voli low cost che da tutta Europa portino gli amanti della movida verso la nuova destinazione top della movida europea: Palazzo Grazioli!

Modelle, escort con la passione per la magia, danze sfrenate, musica a tutto volume, notti folli, cosa abbiamo da invidiare a Ibiza? Papi, ancora una volta , smuovi l’economia italiana, ridai fiato a un settore in affanno. Grazie!

Ora, ovviamente non mancheranno i soliti comunisti pronti a trovare sempre qualcosa di negativo,tipo quei bolscevichi del Times che si sono lanciati come avvoltoi sulla notizia anche se certo, chissà cosa starà pensando bell’abbronzato Obama scoprendo di avere appena discusso di grandi temi con un signore di mezz’età coinvolto in una indagine per ‘induzione alla prostituzione’. Per fortuna la cosa non è venuta fuori prima del viaggio negli USA, sennò ti faceva fare la fine della mosca che gli ha interrotto l’intervista….

venerdì 12 giugno 2009

LA MORTE DELLA REPUBBLICA

ieri si è consumato lo scempio più efferato nella storia della Repubblica. In un colpo solo, con il disegno di legge approvato alla Camera, si sono spazzate via l’obbligatorietà dell’azione penale ed il diritto ad essere informati.

Non sarà più possibile utilizzare le intercettazioni per combattere la criminalità. Con questa legge, che impedisce le rilevazioni telefoniche ed ambientali, la magistratura ha perso occhi ed orecchie. Mentre la stampa non potrà più pubblicarle.

Per avallare la votazione, sono state strumentalizzate e distorte nel significato persino le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che, almeno ora dovrebbe indignarsi, non avendo raccolto l’appello per fermare questa scellerata votazione.

Il governo Berlusconi IV legittima nelle istituzioni l’esistenza della malavita organizzata, del malaffare, della corruzione e legifera per sdoganare l’immoralità, la distruzione dell’etica, la corruzione economica e sociale dello Stato, favorendo l’ingresso della criminalità e dei suoi metodi affaristici nel tessuto sociale ed economico del Paese.

Una partita a due, tra governo e malviventi, con una sola porta, la corruzione, e senza arbitri, la magistratura ed i cittadini: una platea di spettatori inermi.

Questo governo non è costituzionale perchè umilia la Costituzione. Questa maggioranza è golpista, perché non si è insediata negli scranni capitolini per risolvere i problemi dell’Italia ma per spartirsi una torta di potere.

Il Parlamento, la Costituzione e le sue regole sembrano impotenti dinnanzi a un tumore che si è insinuato nello Stato in modo subdolo ed invisibile.

Servono le piazze, i cittadini, la disubbidienza civile, l’Europa e l’unione di tutte le forze sociali che non si riconoscono in questa brutta pagina della storia.

Le leggi si devono rispettare finchè a scriverle non sono i delinquenti.

mercoledì 10 giugno 2009

Sonia Alfano eletta al Parlamento Europeo ringrazia la Rete

Sonia Alfano è stata eletta al Parlamento Europeo. La sua elezione è la prova provata che la rivoluzione della Rete è iniziata. Senza passaggi televisivi, senza che la stampa ne parlasse, Sonia ha raccolto oltre 150.000 preferenze. Ora dice di voler portare la mafia in Europa, esattamente come Mastella. Ma lei vuole eliminarla.

martedì 9 giugno 2009

ALLA CONQUISTA DELL'EUROPA


CI SONO RIUSCITI SONIA ALFANO E LUIGI DE MAGISTRIS ANDRANNO AL PARLAMENTO EUROPEO,FINALMENTE DA OGGI AVREMO QUALCUNO CHE SIA DEGNO DI RAPPRESENTARE LA GENTE ONESTA,FORZA RAGAZZI ORA NON DELUDETECI,NOI SAREMO AL VOSTRO FIANCO IN QUESTO INSIDIOSO CAMMINO

mercoledì 3 giugno 2009

l'accoglienza dei baresi a berlusconi

MARCO TRAVAGLIO A SAN MARCO IN LAMIS


VENERDI 5 GIUGNO A SAN MARCO IN LAMIS ORE 20:00
ALLA VILLA COMUNALE MARCO TRAVAGLIO PRESENTA
IL NUOVO LIBRO ITALIA ANNO ZERO

venerdì 29 maggio 2009

IN EUROPA??? IO VOTO SONIA ALFANO

VAI SONIA QUESTO MONDO LO POSSIAMO CAMBIARE

giovedì 28 maggio 2009

Berlusconi "un pericolo per l'Italia" l'affondo del Financial Times

Editoriale del quotidiano finanziario britannico: "Rifiuta ogni critica indipendente". Berlusconi "un pericolo per l'Italia" l'affondo del Financial Times. Stampa e siti internazionali continuano a riprendere il silenzio del premier sulle "dieci domande" di Repubblica

LONDRA - "Un pericolo" per l'Italia. Due grandi giornali inglesi, il Financial Times e l'Independent, usano stamane la stessa espressione parlando di Silvio Berlusconi, alla luce delle vicende che hanno recentemente coinvolto il primo ministro e del suo rifiuto di rispondere alle domande che gli ha posto "la Repubblica".

Dopo i numerosi servizi dei corrispondenti da Roma della stampa britannica, e due editoriali molto critici verso Berlusconi apparsi sul Times di Londra, quotidiano filoconservatore, e sul Guardian, quotidiano filolaburista, oggi a occuparsi del caso sono il quotidiano della City, considerato l'organo di informazione più autorevole d'Europa, e l'Independent, che dedica alla questione un ampio ritratto del premier italiano su due intere pagine.

Silvio Berlusconi "non è chiaramente un altro Mussolini" e il suo potere non comporta il rischio di un ritorno al fascismo, "ma è un pericolo per l'Italia e un maligno esempio", afferma l'editoriale non firmato, dunque espressione dell'opinione della direzione del giornale, collocato al primo posto frai tre commenti del giorno nella pagina "Op-Ed" (opinioni ed editoriali) del Financial Times, subito al di sotto del motto del Ft, "Without fear and without favor", ossia senza timori reverenziali e senza fare favori a nessuno. "Mentre vengono poste pesanti domande sulla sua relazione con un'adolescente che sogna di diventare una star, domande che sua moglie è stata la prima a sollevare, Berlusconi si è rivolto contro il suo più ostinato interrogante, il quotidiano di centro-sinistra la Repubblica, ha lanciato velate minacce tramite un suo associato e ha cercato di invalidare le domande sostenendo che sono viziate da un pregiudizio politico. Egli ha mostrato simile belligeranza verso i magistrati che lo hanno giudicato corruttore dell'avvocato inglese David Mills, definendoli "militanti di sinistra, sebbene il parlamento lo abbia reso immune dall'essere processato. E insoddisfatto anche di un così utile parlamento, ha detto che dovrebbe essere drasticamente ridotto a 100 deputati, mentre il potere del premier dovrebbe essere accresciuto".

Il pericolo rappresentato da Berlusconi, prosegue l'editoriale del quotidiano finanziario, è di "svuotare i media di serio contenuto politico, rimpiazzandolo con l'intrattenimento, di demonizzare i nemici e rifiutare di accettare la legittimazione di ogni critica indipendente". Il pericolo è "mettere una fortuna al servizio della creazione di un'immagine di massa, composta da affermazioni di successi ininterrotti e sostegno di popolo". Che Berlusconi sia così dominante è "in parte colpa di una sinistra titubante, di istituzioni deboli e talvolta politicizzate, di un giornalismo spesso subalterno. Ma più di tutto è colpa di un uomo molto ricco, molto potente e sempre più spietato. Non un fascista, ma un pericolo, in primo luogo per l'Italia, e un esempio maligno per tutti".

Il lungo articolo dell'Independent, firmato dall'ex corrispondente da Roma, Peter Popham, ricostruisce punto per punto tutti gli sviluppi della "Berlusconi's story", chiedendosi se un leader coinvolto in casì tanti scandali, controversie e processi, possa finire per perdere il potere a causa di una vicenda apparentemente minore, come la partecipazione al compleanno di una ragazza diciottenne, riportata inizialmente in un trafiletto di giornale da Repubblica, ma poi gonfiata dalla decisione di Veronica Lario di chiedere per questo il divorzio, sostenendo che suo marito ha incontri "con minorenni", che "non sta bene" e che "ha bisogno di aiuto". L'implicita allusione dell'Independent è allo scandalo Watergate, anch'esso iniziato con una piccola notizia di cronava, un apparente tentativo di forto nel quartier generale del partito democratico americano, ma poi terminato con le dimissioni di Richard Nixon. Il quotidiano londinese conclude che oggi Berlusconi è di fronte al "rischio reale" di perdere consensi alle prossime elezioni europee, particolarmente dopo le critiche espresse da alte autorità della Chiesa cattolica per il suo comportamento. La questione dei suoi rapporti con Noemi Letizia, afferma il giornale, "non è triviale". Vivere in Italia oggi è "come essere intrappolati in un campo di lava che sta lentamente ma inesorabilmente scivolando giù da un pendio". Gli scandali di Mani Pulite, anziché portare alla nascita di una rivitalizzata "Seconda repubblica", hanno condotto a una "Età di Silvio e al lento ma costante degrado delle istituzioni democratiche della nazione". Se il primo ministro può "mentire così spudoratamente" sulla sua relazione con una teen-ager, allora l'Italia "è in pericolo".