per chi ha deciso di dire basta,per chi si è rotto i coglioni ma sopratutto per chi vuole una manfredonia nuova.....
venerdì 19 novembre 2010
lunedì 18 ottobre 2010
LO SAI CHE STANNO COSTRUENDO UN INCENERITORE A MANFREDONIA????
Dopo la conferenza sui rifiuti di Paul Connett a Manfredonia nell'aprile del 2009 e dopo l'autorizzazione da parte della presidenza Vendola al completamento dell'inceneritore del gruppo E.T.A. (Marcegaglia) sito a Borgo Tressanti, è arrivato il momento di mettere in chiaro ciò che sta accadendo a pochi chilometri dalle nostre case. E' il momento di sapere e quindi di decidere del nostro futuro. Il nostro futuro e quello dei nostri figli non può essere deciso da qualche gruppo industriale e dalla compiacente politica locale (e nazionale). Prima che ci avvelenino, tutti devono sapere a cosa si va incontro costruendo un inceneritore (in realtà 4) nella nostra capitanata. La gente deve conoscere le conseguenze sull'agricoltura, sull'acqua potabile, sull'aria, sul cibo, sull'economia e soprattutto le conseguenze (vere) sul ciclo dei rifiuti. Non c'è momento migliore per chiarire questi ed altri punti. E se non lo fanno gli enti preposti a questo compito (informare) lo faranno i comitati di cittadini (informati). Il nostro è un grido disperato, alla ricerca di tutte quelle persone che non ancora sanno che il loro (ed il nostro) futuro lo sta disegnando a tavolino la nostra classe dirigente.
LO SAI CHE STANNO COSTRUENDO UN INCENERITORE A MANFREDONIA?
Ora:domenica 24 ottobre · 9.00 - 22.00
Luogo:MANFREDONIA-CORSO MANFREDI (CHIESA STELLA)-Manfredonia, Italy
Creato da:Comitato spontaneo contro l'inceneritore di Borgo Tressanti - Cerignola Movimento Social-Sipontino, I Grilli Manfredoniani
Maggiori informazioni:BANCHETTO INFORMATIVO E RACCOLTA FIRME TUTTO IL GIORNO
lunedì 19 luglio 2010
19 luglio 1992...........paolo vive nelle nostre idee
mercoledì 7 luglio 2010
mercoledì 30 giugno 2010
Terra mia
Terra mia cosa ti succede?
Perchè continui a versare lacrime di sangue?
Come ti sei ridotta,povera di lavoro e opportunità ma ricca di sangue e inciviltà.
Ora smettila,sprona i tuoi figli a risorgere,spronali a ricominciare a gridare e rendili pronti a combattere per la tua libertà.
Ribellati e riprenditi la tua dignità e fammi sentire degno della mia Manfredonianità
sabato 19 giugno 2010
venerdì 11 giugno 2010
martedì 8 giugno 2010
IL GOVERNO ABBANDONA I DOWN
l'assegno per l'assistenza solo a chi raggiunge l'85% di invalidità.
L'articolo 9 della manovra anti sprechi spiega che la soglia dell'handicap per cui è previsto il mantenimento dell'assegno di assistenza passerà dal 74% all'85%.
Quasi tutti i 38mila down italiani hanno un handicap riconosciuto del 75%, e resteranno quindi tagliati fuori dal contributo.
Si tratta di 256 euro al mese che la finanziaria ha cancellato cosi,in due righe.
Se il governo metterà la fiducia sul provvedimento non ci sarà niente da fare.... lo Stato ha deciso di non aiutare più i Down.
giovedì 27 maggio 2010
La verità sul federalismo demaniale
I Comuni si sono venduti il territorio comunale per cementificarlo. Ora, grazie al federalismo demaniale, potranno vendere i territori demaniali per cementificarli. Il MoVimento 5 Stelle si opporrà ovunque potrà.
"In questi giorni si parla di federalismo demaniali, ma ben pochi sanno di cosa si tratta, un milione di ettari di terreni agricoli a rischio di cementificazione, lo Stato passa ai Comuni le zone demaniali, come per esempio le aree delle ex caserme e le Regioni invece si occuperanno delle spiagge, ma è proprio nei Comuni dove si nasconde il pericolo più grosso, molti sono alla canna del gas, sono stati gestiti male e adesso per coprire il debito svendono il territorio, paradossalmente queste zone sono state preservate rimanendo nelle mani dello Stato, perché lo Stato non lavora sui piani urbanistici di ogni Comune Adesso lo Stato si divide la torta con i Comuni, il 25% allo Stato, il 75% ai Comuni, quelle aree vanno valorizzate, non si capisce bene cosa vuole dire questa parola, però sappiamo che ci sarà un soggetto che valuterà la congrua valorizzazione, Cosa significa? La valorizzazione di un terreno è data dalla sua destinazione, le destinazioni d’uso le decidono i Comuni, quindi per incassare fanno delle varianti ai piani regolatori e a suon di varianti renderanno queste zone, che in larga parte sono verdi, come edificabili, quindi la grossa sfida per il futuro è lavorare nei propri Comuni affinché queste aree non diventino altre case, altri centri commerciali, ma per esempio polmoni verdi per la città e le cubature già edificate, i capannoni abbandonati all’interno di queste aree, devono diventare strutture sociali o attività sportive, si possono fare impianti per attività sportive, usare la finanza di progetto, fare l’azionariato diffuso, coinvolgere i cittadini e la discussione intorno a queste aree deve essere partecipata, attraverso degli open space locali. Tutte queste cose nel provvedimento del governo non ci sono, qui non si tratta di federalismo, di togliere centralismo a Roma, qui si tratta di rendere federalista la cementificazione, questo è intollerabile e sono processi irreversibili e adesso come si sta muovendo la società civile contro la privatizzazione della gestione del servizio idrico? Dobbiamo batterci, fare rete in tutta Italia per fermare questa enorme speculazione a norma di legge, non possiamo permettere che i Comuni per fare cassa, svendano il nostro futuro e quello delle future generazioni. Il provvedimento è passato con i voti del Pdl, della Lega, contrario l’Udc , astenuto il PD e favorevole Italia dei Valori. I normali cittadini possono aggregarsi, fare petizioni, proposte che sono quelle che alla politica mancano, sulle singole aree. C’era un progetto a Bologna per un’area di fare un Hotel di lusso, noi abbiamo proposto di fare un ostello per la gioventù, per incentivare anche un tipo diverso di turismo. Gli hotel a Bologna, dice Federalberghi sono mezzi vuoti, bisogna ragionare, bisogna imporre ai Comuni e questo possono farlo i consiglieri con degli ordini del giorno, che la destinazione futura di queste aree, la scelgano i cittadini, il vero federalismo è questo, la forza delle comunità locali, dare la palla dalla politica alle lobby, ai cittadini e i cittadini in assemblee pubbliche ragionando con dei consulenti decidono un po’ cosa fare del loro territorio. Noi cercheremo, com’è stato fatto un po’ per il Piano casa, di mettere una toppa a livello legislativo in Regione, di limitare i danni, cercheremo tutte le scappatoie possibili, seguiremo tutte le strade percorribili per legge per imporre i percorsi partecipati per impedire che il futuro assetto delle nostre città lo decidano i costruttori insieme ai segretari del Partito di maggioranza, segretari del Partito di maggioranza e lo scelgano i cittadini. Le città sono nostre, dobbiamo riprendercele, dobbiamo impedire che vengano svendute per pochi euro a chi non ha saputo gestire la cosa pubblica e ne ha fatto scempio fino a ora." Giovanni Favia, MoVimento 5 Stelle Emilia Romagna.
www.beppegrillo.it
"In questi giorni si parla di federalismo demaniali, ma ben pochi sanno di cosa si tratta, un milione di ettari di terreni agricoli a rischio di cementificazione, lo Stato passa ai Comuni le zone demaniali, come per esempio le aree delle ex caserme e le Regioni invece si occuperanno delle spiagge, ma è proprio nei Comuni dove si nasconde il pericolo più grosso, molti sono alla canna del gas, sono stati gestiti male e adesso per coprire il debito svendono il territorio, paradossalmente queste zone sono state preservate rimanendo nelle mani dello Stato, perché lo Stato non lavora sui piani urbanistici di ogni Comune Adesso lo Stato si divide la torta con i Comuni, il 25% allo Stato, il 75% ai Comuni, quelle aree vanno valorizzate, non si capisce bene cosa vuole dire questa parola, però sappiamo che ci sarà un soggetto che valuterà la congrua valorizzazione, Cosa significa? La valorizzazione di un terreno è data dalla sua destinazione, le destinazioni d’uso le decidono i Comuni, quindi per incassare fanno delle varianti ai piani regolatori e a suon di varianti renderanno queste zone, che in larga parte sono verdi, come edificabili, quindi la grossa sfida per il futuro è lavorare nei propri Comuni affinché queste aree non diventino altre case, altri centri commerciali, ma per esempio polmoni verdi per la città e le cubature già edificate, i capannoni abbandonati all’interno di queste aree, devono diventare strutture sociali o attività sportive, si possono fare impianti per attività sportive, usare la finanza di progetto, fare l’azionariato diffuso, coinvolgere i cittadini e la discussione intorno a queste aree deve essere partecipata, attraverso degli open space locali. Tutte queste cose nel provvedimento del governo non ci sono, qui non si tratta di federalismo, di togliere centralismo a Roma, qui si tratta di rendere federalista la cementificazione, questo è intollerabile e sono processi irreversibili e adesso come si sta muovendo la società civile contro la privatizzazione della gestione del servizio idrico? Dobbiamo batterci, fare rete in tutta Italia per fermare questa enorme speculazione a norma di legge, non possiamo permettere che i Comuni per fare cassa, svendano il nostro futuro e quello delle future generazioni. Il provvedimento è passato con i voti del Pdl, della Lega, contrario l’Udc , astenuto il PD e favorevole Italia dei Valori. I normali cittadini possono aggregarsi, fare petizioni, proposte che sono quelle che alla politica mancano, sulle singole aree. C’era un progetto a Bologna per un’area di fare un Hotel di lusso, noi abbiamo proposto di fare un ostello per la gioventù, per incentivare anche un tipo diverso di turismo. Gli hotel a Bologna, dice Federalberghi sono mezzi vuoti, bisogna ragionare, bisogna imporre ai Comuni e questo possono farlo i consiglieri con degli ordini del giorno, che la destinazione futura di queste aree, la scelgano i cittadini, il vero federalismo è questo, la forza delle comunità locali, dare la palla dalla politica alle lobby, ai cittadini e i cittadini in assemblee pubbliche ragionando con dei consulenti decidono un po’ cosa fare del loro territorio. Noi cercheremo, com’è stato fatto un po’ per il Piano casa, di mettere una toppa a livello legislativo in Regione, di limitare i danni, cercheremo tutte le scappatoie possibili, seguiremo tutte le strade percorribili per legge per imporre i percorsi partecipati per impedire che il futuro assetto delle nostre città lo decidano i costruttori insieme ai segretari del Partito di maggioranza, segretari del Partito di maggioranza e lo scelgano i cittadini. Le città sono nostre, dobbiamo riprendercele, dobbiamo impedire che vengano svendute per pochi euro a chi non ha saputo gestire la cosa pubblica e ne ha fatto scempio fino a ora." Giovanni Favia, MoVimento 5 Stelle Emilia Romagna.
www.beppegrillo.it
martedì 18 maggio 2010
Giornata internazionale contro l’omofobia
Il 17 maggio è stata celebrata la Giornata internazionale contro l’omofobia, nel quadro di questa manifestazione, l’associazione ”Gli atei in azione” ha lanciato un’iniziativa destinata a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’aspetto omofobo di alcuni passi della bibbia e del corano.
ecco il contenuto del volantino.....
ATEI IN AZIONE
Ecco ciò che dicono i libri cosiddetti "sacri" (la bibbia e
il corano) in relazione al ruolo e al posto delle donne.
LA BIBBIA (antico testamento), genesi, capitolo 3
16. « i tuoi desiderî si volgeranno verso il tuo marito, ed egli
dominerà su te »
LA BIBBIA (nuovo testamento), 1 Corinzi
capitolo 14, 34. « Come si fa in tutte le chiese de’ santi, tacciansi
le donne nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare,
ma debbono star soggette, come dice anche la legge. »
IL CORANO sura 4. 34. « Gli uomini sono preposti alle donne
[… ] Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto
quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete
l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. »
IL CORANO sura 24. 31. « E di' alle credenti di abbassare I
loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti,
se non quello che appare, di lasciar scendere il loro velo fin sul
petto…»
Credete che questi brani tratti dalla bibbia e dal corano
siano compatibili con i nostri ideali improntati al rispetto
dell’umanità di parità, uguaglianza e rispetto delle donne?
ecco il contenuto del volantino.....
ATEI IN AZIONE
Ecco ciò che dicono i libri cosiddetti "sacri" (la bibbia e
il corano) in relazione al ruolo e al posto delle donne.
LA BIBBIA (antico testamento), genesi, capitolo 3
16. « i tuoi desiderî si volgeranno verso il tuo marito, ed egli
dominerà su te »
LA BIBBIA (nuovo testamento), 1 Corinzi
capitolo 14, 34. « Come si fa in tutte le chiese de’ santi, tacciansi
le donne nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare,
ma debbono star soggette, come dice anche la legge. »
IL CORANO sura 4. 34. « Gli uomini sono preposti alle donne
[… ] Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto
quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete
l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. »
IL CORANO sura 24. 31. « E di' alle credenti di abbassare I
loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti,
se non quello che appare, di lasciar scendere il loro velo fin sul
petto…»
Credete che questi brani tratti dalla bibbia e dal corano
siano compatibili con i nostri ideali improntati al rispetto
dell’umanità di parità, uguaglianza e rispetto delle donne?
mercoledì 12 maggio 2010
martedì 11 maggio 2010
'Vialenichem'
Venerdì 14 maggio 2010, presentazione del libro di Pino Ciociola, presso il Luc di Manfredonia, alla presenza dell'assessore regionale Nicastro
Pubblicato l'11 maggio 2010 alle 10:52
di Anna Castigliego
Venerdì 14 maggio 2010, alle 17, presso il laboratorio "Luc" a Manfredonia, sul lungomare Sauro (ex mercato ittico), avrà luogo la presentazione del libro “Vialenichem”, di Pino Ciociola (Andrea Pacilli Editore)
Presiederà l’incontro l'avvocato Vincenzo Muscatiello, docente dell'università di Bari, il neo assessore regionale alla qualità dell'ambiente, il magistrato Lorenzo Nicastro, e il direttore generale dell’Arpa Puglia, professor Giorgio Assennato. Interverranno l’autore del libro e l’editore Andrea Pacilli. Presenterà la serata il giornalista, Saverio Serlenga.
La presentazione del libro “Vialenichem” intende dunque proporsi come l’occasione per affrontare il dibattito sulle prospettive attuali dello sviluppo del nostro territorio affrontando sul tema "Dal 'su' al 'giù': lo sviluppo industriale dalle ciminiere alle trivelle", per discutere la questione del paradosso del modello di sviluppo proposto da anni al territorio di Capitanata.
Il libro “Vialenichem”, di Pino Ciociola, edito dalla Andrea Pacilli Editore, inaugura la collana “Documenti” dedicata dall’editore alla storia del territorio raccontata attraverso l’uso e lo studio dei documenti che raccontano le vicende del territorio stesso. Si racconterà la vicenda Enichem sulla scorta del libro di Ciociola che raccoglie e illustra i documenti principali, la maggior parte praticamente inediti, che segnano l’inizio della storia del petrolchimico Enichem a Manfredonia fino alla sua dismissione e oltre.
L’incontro di venerdì sarà dunque l’occasione per una riflessione sul tipo di modello di sviluppo che si è proposta e si propone dopo la vicenda Enichem sui nostri territori. Ciò alla luce delle ultime provocazioni che riguardano la possibilità di saggi petroliferi nel mare delle Tremiti mentre, paradossalmente, nell'ambito della bonifica dell'area occupata dal petrolchimico Enichem di Manfredonia, non è stato ancora deciso come eliminare ed abbattere le ciminiere dell'impianto. Il rapporto fra lo "scendere" delle trivellazioni e il "salire" delle ciminiere, si concretizza di fatto in uno stallo del territorio continuamente sottoposto ad istanze che tendono ad industrializzare in maniera posticcia ed in barba alle esigenze ambientali.
www.manfredonia.net
lunedì 10 maggio 2010
lunedì 3 maggio 2010
Tre maggio: quale libertà di stampa?
di Tiziana Ferrario – Articolo21
91 giornalisti uccisi nel mondo lo scorso anno e gia’ 10 quelli che hanno perso la vita nei primi mesi del 2010. E Proprio il 2009 sarà ricordato per due fatti senza precedenti: l’anno del più grande massacro di giornalisti in una sola giornata: 30 professionisti dei media sono stati assassinati da una milizia privata nel sud delle Filippine mentre stavano lavorando. E l’anno dell’ondata senza precedenti di arresti e condanne di giornalisti e bloggers in Iran dopo la contestata rielezione del presidente Ahmadinejad. Nella giornata sulla libertà di stampa nel mondo proclamata dall’Onu è importante fermarsi a riflettere su come un diritto dato per acquisito, in molte parti del pianeta sia in realtà inesistente o in pericolo. Reporters sans Frontieres ha voluto puntare il dito contro 40 predatori della libertà di stampa: tra i nemici dei giornalisti in giro per il mondo ci sono politici,funzionari statali,esponenti religiosi, milizie, organizzazioni criminali. Molti di loro erano già nella lista dello scorso anno,come in America Latina dove- scrive RSF- sono 4 le principali fonti di minaccia per chi fa informazione:i trafficanti di droga, la dittatura cubana,le FARC e i gruppi paramilitari. E se in Africa si notano pochi cambiamenti,i rapporti di forza sono peggiorati in medio Oriente e in Asia. Il Mullah Omar leader dei talebani si è guadagnato un posto nell’elenco per i 40 attacchi lanciati a giornalisti e mass media afghani. Altro esordiente è il presidente ceceno Ramzan Kadyrov che RSF indica come non estraneo agli omicidi avvenuti sotto il suo regime,tra i quali quelli di Anna Politovskaya e Natalia Estemirova,due voci critiche della questione cecena.Migliorano le cose in Iraq dove i giornalisti rischiano la vita,ma gli attacchi nei loro confronti stanno diminuendo. Non vanno scordati i 160 giornalisti in giro per i continenti che sono stati costretti a scegliere la via dell’esilio per sfuggire alla prigione o alla morte.E poi la censura crescente su Internet che –scrive RSF- porta ad una sorveglianza dei bloggers e dei siti simile a quella sui media tradizionali.Reporters san Frontieres si sofferma anche sulla situazione italiana dove i giornalisti sono bersaglio di organizzazioni criminali,come camorra, n’drangheta, cosa nostra e sacra corona unita. Cita i nomi di Roberto saviano,Lirio Abbate e Rosanna Capacchione costretti a vivere sotto scorta. Un capitolo è dedicato anche al DDl sulle intercettazioni che il Senato si appresta a varare:una museruola per la stampa libera. In Italia-scrive Reporters sans Frontieres esiste un grave problema di rapporto tra politica verità e informazione.
91 giornalisti uccisi nel mondo lo scorso anno e gia’ 10 quelli che hanno perso la vita nei primi mesi del 2010. E Proprio il 2009 sarà ricordato per due fatti senza precedenti: l’anno del più grande massacro di giornalisti in una sola giornata: 30 professionisti dei media sono stati assassinati da una milizia privata nel sud delle Filippine mentre stavano lavorando. E l’anno dell’ondata senza precedenti di arresti e condanne di giornalisti e bloggers in Iran dopo la contestata rielezione del presidente Ahmadinejad. Nella giornata sulla libertà di stampa nel mondo proclamata dall’Onu è importante fermarsi a riflettere su come un diritto dato per acquisito, in molte parti del pianeta sia in realtà inesistente o in pericolo. Reporters sans Frontieres ha voluto puntare il dito contro 40 predatori della libertà di stampa: tra i nemici dei giornalisti in giro per il mondo ci sono politici,funzionari statali,esponenti religiosi, milizie, organizzazioni criminali. Molti di loro erano già nella lista dello scorso anno,come in America Latina dove- scrive RSF- sono 4 le principali fonti di minaccia per chi fa informazione:i trafficanti di droga, la dittatura cubana,le FARC e i gruppi paramilitari. E se in Africa si notano pochi cambiamenti,i rapporti di forza sono peggiorati in medio Oriente e in Asia. Il Mullah Omar leader dei talebani si è guadagnato un posto nell’elenco per i 40 attacchi lanciati a giornalisti e mass media afghani. Altro esordiente è il presidente ceceno Ramzan Kadyrov che RSF indica come non estraneo agli omicidi avvenuti sotto il suo regime,tra i quali quelli di Anna Politovskaya e Natalia Estemirova,due voci critiche della questione cecena.Migliorano le cose in Iraq dove i giornalisti rischiano la vita,ma gli attacchi nei loro confronti stanno diminuendo. Non vanno scordati i 160 giornalisti in giro per i continenti che sono stati costretti a scegliere la via dell’esilio per sfuggire alla prigione o alla morte.E poi la censura crescente su Internet che –scrive RSF- porta ad una sorveglianza dei bloggers e dei siti simile a quella sui media tradizionali.Reporters san Frontieres si sofferma anche sulla situazione italiana dove i giornalisti sono bersaglio di organizzazioni criminali,come camorra, n’drangheta, cosa nostra e sacra corona unita. Cita i nomi di Roberto saviano,Lirio Abbate e Rosanna Capacchione costretti a vivere sotto scorta. Un capitolo è dedicato anche al DDl sulle intercettazioni che il Senato si appresta a varare:una museruola per la stampa libera. In Italia-scrive Reporters sans Frontieres esiste un grave problema di rapporto tra politica verità e informazione.
UNA NUOVA RESISTENZA
BASTA ACCUSSARE SENZA MUOVERCI,MAI COME OGGI C'E' BISOGNO DI UNA NUOVA RESISTENZA....POPOLO SVEGLIA!!!
sabato 1 maggio 2010
lunedì 1 marzo 2010
L'armadio degli scheletri
di Marco Travaglio
Siccome, qualunque cosa io dica in televisione su qualunque argomento dello scibile umano, mi sento rispondere che devo stare zitto perché sono un pregiudicato, oppure perché sono andato in vacanza in compagnia e/o a spese di mafiosi, o comunque ho frequentato personaggi poco raccomandabili, vorrei qui dimostrare una volta per tutte, documenti alla mano, che non è vero niente.
Le condanne
Premessa: per un giornalista, le condanne per diffamazione sono incerti del mestiere, come i tamponamenti per un tassista che passa la sua giornata in automobile, come le uscite fuori pista per i piloti di formula uno, come le papere per un portiere o i gol sbagliati per un centravanti. E’ noto, infatti, che chi scrive tutti i giorni uno o due o anche tre articoli, con i tempi stringenti del quotidiano, può incappare in errori, omissioni, imprecisioni, casi di omonimia, inesattezze. La qual cosa è accaduta più volte anche a me. Ma le diffamazioni non nascono soltanto da informazioni errate o parziali: nel nostro Codice penale, non c’è purtroppo differenza fra una notizia sbagliata e un commento esagerato, anzi ritenuto esagerato dal giudice nel suo insindacabile e soggettivo giudizio. Questo secondo incerto del mestiere è molto più ricorrente negli articoli di chi, per esercitare fino in fondo il diritto di critica e spesso anche la libertà di satira, cammina sempre sul filo del rasoio e può sempre incappare in un giudice di manica stretta, che vede la diffamazione anche in una battuta un po’ forte o in un giudizio un po’ tagliente. Può darsi che in futuro, per l’una e l’altra specie di diffamazione, io venga condannato in via definitiva da un giudice penale. Al momento sono spiacente di deludere i miei detrattori, ma in 25 anni di carriera giornalistica, durante i quali ho scritto una trentina di libri e dai 15 ai 20 mila articoli, tenendo dalle 1500 alle 2000 conferenze e incontri di vario genere in giro per l’Italia, partecipando a circa 150 trasmissioni televisive e radiofoniche, diffondendo decine di filmati via internet, non ho mai subìto alcuna condanna definitiva. Lo ripeto: non ci sarebbe nulla di disdicevole in una condanna (a meno che non si accertasse che ho mentito sapendo di mentire, raccontando consapevolmente notizie false e tradendo così la fiducia del lettore o del telespettatore). Ma, almeno finora, questa condanna definitiva non è arrivata. Come dimostra il mio casellario giudiziale rilasciato lo scorso anno (e rimasto inalterato, visto che da allora non ho subìto sentenze negative dalla Cassazione penale) e riportato qui sotto.
Tutt’altro discorso meritano le cause civili per risarcimento dei danni, che portano a un processo del tutto diverso da quello penale: nessuna indagine per accertare i fatti, solo la fredda quantificazione del danno, morale e/o patrimoniale e/o biologico. Paradossalmente, si può danneggiare qualcuno ed essere condannati a risarcirlo anche se si è scritta la verità sul suo conto, ma non lo si è fatto con la necessaria “continenza” espressiva. E io, lo ammetto, di fronte a certe vergogne, divento incontinente. Nel qual caso, se un giudice mi ritiene tale a suo insindacabile e soggettivissimo giudizio, non mi resta che pagare (anche se la condanna è solo in primo grado, si paga subito e poi si vede nei gradi successivi: solo Berlusconi e la Fininvest nel caso Mondadori ottengono di non risarcire subito la Cir di De Benedetti). Mi è capitato con Cesare Previti (avevo scritto che era indagato, e lo era, ma l’avvocato non aveva portato le carte al giudice per dimostrarlo, in quanto il giornale su cui scrivevo nel frattempo era fallito), con Giuseppe Fallica (ero incappato in un caso di omonimia), col giudice Filippo Verde (avevo scritto “più volte condannato” nel senso del primo e del secondo grado, mentre il giudice ha inteso due volte condannato in via definitiva) e con Confalonieri (avevo scritto che doveva vergognarsi, ma con un’espressione giudicata troppo violenta, e che era coimputato con Berlusconi, ma usando un’espressione giudicata insufficiente a far capire che lo era per un reato diverso da quello contestato al Cavaliere). Qualche sentenza, a leggerla, lascia esterrefatti: ma mi limito a non condividerla, senza gridare al complotto delle toghe azzurre.
Le vacanze
Sono amico da una decina d’anni di quello che ritengo uno dei più preparati e specchiati magistrati d’Italia: Antonio Ingroia, già pupillo di Paolo Borsellino, da sempre impegnato in indagini antimafia. I nostri figli e le nostre mogli sono diventati anch’essi amici, tant’è che da alcuni anni trascorriamo insieme le vacanze. E’ un’amicizia che mi onora e di cui vado fiero. Fino all’estate del 2003, collaborava con Ingroia - come ufficiale di polizia giudiziaria assegnatogli dalla Guardia di Finanza - il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro, esperto in indagini antimafia fin dai tempi in cui lavorava con Giovanni Falcone.
Ciuro era un tipo simpatico e iperattivo, conosciuto da tutti i giornalisti che seguono i processi e le indagini di mafia in Sicilia. Anch’io lo conobbi e nel 2002, dovendo organizzare le mie vacanze con la famiglia Ingroia, accolsi il suo suggerimento di trascorrerle presso un hotel di Trabia (Palermo), il “Torre Artale”, che distava pochi chilometri dal residence “Golden Hill” di Altavilla Milicia dove sia la famiglia Ciuro sia la famiglia Ingroia occupavano da due anni due separati villini (Ciuro ne possedeva uno, Ingroia ne affittava un altro). A fine soggiorno, se non ricordo male di due settimane o forse qualche giorno di più, pagai regolarmente il conto, in parte con la carta di credito (2 mila euro versati il 18 agosto 2002), in parte con un assegno bancario (da 2.526,70 euro, emesso il 19 agosto 2002 dal mio conto presso il San Paolo-Imi di Torino e poi negoziato dal Banco di Sicilia).
L’importo, fra l’altro, era notevolmente superiore a quello del preventivo inizialmente inviatomi dai responsabili dell’hotel (4500 euro a fronte di un preventivo di circa 3 mila). Lo dissi a Ciuro, visto che conosceva i gestori dell’albergo (all’epoca in amministrazione giudiziaria), ma pagai il dovuto e la cosa finì lì.
L’anno seguente, estate del 2003, dopo due settimane trascorse a Sciacca (Trapani), raggiunsi con la mia famiglia gli Ingroia al residence Golden Hill, affittando un bungalow dai proprietari che non lo occupavano, e vi rimasi dieci giorni. Il bungalow era sprovvisto del necessario per abitarlo (caffettiere, cuscini, posate) e i vicini – compresa la signora Ciuro – mi prestarono gentilmente le cose mancanti. Passati i dieci giorni, pagai l’affitto di 1000 euro con assegno bancario (datato 16 agosto 2003, stessa banca).
Qualche mese dopo, ai primi di novembre del 2003, Ciuro fu arrestato insieme a un altro maresciallo del Ros e al costruttore Michele Aiello, proprietario di cliniche convenzionate con la regione e sospettato (lo si seppe in quel preciso momento) di collusioni con la mafia: l’accusa per Ciuro era di aver venduto informazioni ad Aiello sulle indagini condotte a suo carico dalla Procura di Palermo. Seppi poi da Ingroia che lui era al corrente delle indagini su Ciuro fin da prima dell’estate, ma che – d’intesa con il procuratore capo, Piero Grasso – aveva dovuto continuare a comportarsi con lui come se nulla fosse, per non destare sospetti. Essendo un magistrato scrupoloso e irreprensibile, non aveva fatto parola della cosa con me. Da quel momento, interruppi i rapporti con Ciuro, che fu poi condannato in primo e secondo grado con rito abbreviato per favoreggiamento semplice nei confronti di Aiello (le più gravi accuse, inizialmente mossegli al momento del suo lunghissimo arresto, di concorso esterno in associazione mafiosa e di favoreggiamento aggravato dall’intenzione di favorire Cosa Nostra, caddero entrambe nel corso del processo).
Due anni fa, ignoro per quali motivi, misteriose “fonti vicine all’inchiesta” della Procura di Palermo informarono Giuseppe D’Avanzo, vicedirettore di Repubblica, che Aiello e il suo avvocato sostenevano che Aiello avrebbe pagato, su richiesta di Ciuro, le mie vacanze al Golden Hill nel 2003. D’Avanzo lo scrisse su Repubblica all’indomani di una mia dichiarazione sul neopresidente del Senato, Renato Schifani, a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Io smentii subito tutto e mi impegnai a dimostrare che tutte le mie vacanze siciliane le avevo pagate io fino all’ultimo centesimo. Non appena rintracciai i due assegni e l’estratto conto della carta di credito, li pubblicai sul mio blog voglioscendere.it (li ripubblico qui sotto) e pretesi le scuse da chi mi aveva diffamato e calunniato. Scuse che sto ancora aspettando.
Invece delle scuse, continuo a subire reiterazioni di calunnie. Non più, fortunatamente, da D’Avanzo (che, anzi, mi ha difeso su Repubblica dalle deliranti accuse di Fabrizio Cicchitto il quale, in piena Camera dei deputati, mi ha additato come “mandante morale” dell’aggressione al premier in piazza Duomo il 13 dicembre 2009). Ma dagli house organ della famiglia Berlusconi (famiglia di molto allargata) e dai suoi trombettieri, che per infangare la mia reputazione omettono sistematicamente di prendere atto dei documenti con cui ho dimostrato la correttezza del mio operato.
Quindi, ricapitolando: non ho mai fatto vacanze a spese altrui, men che meno di mafiosi o sospetti mafiosi; non ho mai frequentato mafiosi o sospetti mafiosi; nessuna delle persone che ho frequentato è stata mai condannata per mafia o per reati di stampo mafioso, anzi Ciuro, finchè l’ho frequentato per la sua vicinanza con un magistrato mio amico, era un insospettabile ufficiale della Dia che indagava sulla mafia.
Qualunque parallelo fra le mie vacanze con la situazione da me denunciata a “Che tempo che fa” a proposito di Schifani, o con quella da me recentemente illustrata ad “Annozero” a proposito di Bertolaso, è del tutto campato per aria.
Schifani non conobbe occasionalmente persone poi arrestate e condannate per mafia: fu socio insieme con loro nella Siculabroker; e non si trattava di poliziotti antimafia poi scopertisi infedeli, ma di imprenditori usciti da un sottobosco perlomeno vischioso che, soprattutto a Palermo, molti conoscevano bene; e soprattutto continuò per molti anni a frequentare e ad assistere mafiosi conclamati come avvocato civilista (circostanza che non configura alcun illecito, ma che, a mio modesto avviso, lo rende di per sè inidoneo a ricoprire una carica così’ delicata); in ogni caso, quando ne ho parlato da Fazio, non ho sostenuto che bastino quelle frequentazioni per imporre le dimissioni di Schifani da presidente del Senato, ma per segnalare che al momento della sua elezione nessun giornale aveva osato ricordarle tracciando la sua biografia; Schifani è la seconda carica dello Stato, mentre io sono un privato cittadino. Se, per assurdo, io assurgessi a un’alta carica dello Stato, non mi lamenterei di certo se i giornalisti analizzassero ai raggi X tutta la mia vita precedente, purchè - si capisce - raccontassero fatti veri, come quelli che io ho raccontato a “Che tempo che fa” sul conto di Schifani.
Quanto a Bertolaso, nessuno gli rimprovera conoscenze con persone insospettabili poi rivelatesi infedeli: ma frequentazioni con persone che notoriamente (soprattutto per lui) ottenevano appalti e consulenze dalla Protezione civile da lui diretta e poi lo gratificavano con “massaggi rivitalizzanti”, per non parlare del cognato, ingegner Piermarini, che otteneva laute commesse (non certo a sua insaputa) per il “risanamento” dell’isola della Maddalena in vista del dispendiosissimo G8-fantasma.
Ho commesso qualche errore nella mia vita. Ma non consento a nessuno di insinuare o di affermare che io debba stare attento alle mie amicizie o frequentazioni. Perché, quanto ad amicizie e frequentazioni, non ho proprio nulla da rimproverarmi.
D’ora in poi, se qualcuno in televisione tenterà di neutralizzare ciò che dico lanciando allusioni o insinuazioni su queste vicende, rimanderò i telespettatori a questa “Pagina degli scheletri”. E, naturalmente, porterò in tribunale i miei calunniatori e i miei diffamatori. Dopo aver subìto 250 denunce fra penali e civili da lorsignori, ho deciso di ripagarli della stessa moneta. Vediamo chi si stanca prima.
Siccome, qualunque cosa io dica in televisione su qualunque argomento dello scibile umano, mi sento rispondere che devo stare zitto perché sono un pregiudicato, oppure perché sono andato in vacanza in compagnia e/o a spese di mafiosi, o comunque ho frequentato personaggi poco raccomandabili, vorrei qui dimostrare una volta per tutte, documenti alla mano, che non è vero niente.
Le condanne
Premessa: per un giornalista, le condanne per diffamazione sono incerti del mestiere, come i tamponamenti per un tassista che passa la sua giornata in automobile, come le uscite fuori pista per i piloti di formula uno, come le papere per un portiere o i gol sbagliati per un centravanti. E’ noto, infatti, che chi scrive tutti i giorni uno o due o anche tre articoli, con i tempi stringenti del quotidiano, può incappare in errori, omissioni, imprecisioni, casi di omonimia, inesattezze. La qual cosa è accaduta più volte anche a me. Ma le diffamazioni non nascono soltanto da informazioni errate o parziali: nel nostro Codice penale, non c’è purtroppo differenza fra una notizia sbagliata e un commento esagerato, anzi ritenuto esagerato dal giudice nel suo insindacabile e soggettivo giudizio. Questo secondo incerto del mestiere è molto più ricorrente negli articoli di chi, per esercitare fino in fondo il diritto di critica e spesso anche la libertà di satira, cammina sempre sul filo del rasoio e può sempre incappare in un giudice di manica stretta, che vede la diffamazione anche in una battuta un po’ forte o in un giudizio un po’ tagliente. Può darsi che in futuro, per l’una e l’altra specie di diffamazione, io venga condannato in via definitiva da un giudice penale. Al momento sono spiacente di deludere i miei detrattori, ma in 25 anni di carriera giornalistica, durante i quali ho scritto una trentina di libri e dai 15 ai 20 mila articoli, tenendo dalle 1500 alle 2000 conferenze e incontri di vario genere in giro per l’Italia, partecipando a circa 150 trasmissioni televisive e radiofoniche, diffondendo decine di filmati via internet, non ho mai subìto alcuna condanna definitiva. Lo ripeto: non ci sarebbe nulla di disdicevole in una condanna (a meno che non si accertasse che ho mentito sapendo di mentire, raccontando consapevolmente notizie false e tradendo così la fiducia del lettore o del telespettatore). Ma, almeno finora, questa condanna definitiva non è arrivata. Come dimostra il mio casellario giudiziale rilasciato lo scorso anno (e rimasto inalterato, visto che da allora non ho subìto sentenze negative dalla Cassazione penale) e riportato qui sotto.
Tutt’altro discorso meritano le cause civili per risarcimento dei danni, che portano a un processo del tutto diverso da quello penale: nessuna indagine per accertare i fatti, solo la fredda quantificazione del danno, morale e/o patrimoniale e/o biologico. Paradossalmente, si può danneggiare qualcuno ed essere condannati a risarcirlo anche se si è scritta la verità sul suo conto, ma non lo si è fatto con la necessaria “continenza” espressiva. E io, lo ammetto, di fronte a certe vergogne, divento incontinente. Nel qual caso, se un giudice mi ritiene tale a suo insindacabile e soggettivissimo giudizio, non mi resta che pagare (anche se la condanna è solo in primo grado, si paga subito e poi si vede nei gradi successivi: solo Berlusconi e la Fininvest nel caso Mondadori ottengono di non risarcire subito la Cir di De Benedetti). Mi è capitato con Cesare Previti (avevo scritto che era indagato, e lo era, ma l’avvocato non aveva portato le carte al giudice per dimostrarlo, in quanto il giornale su cui scrivevo nel frattempo era fallito), con Giuseppe Fallica (ero incappato in un caso di omonimia), col giudice Filippo Verde (avevo scritto “più volte condannato” nel senso del primo e del secondo grado, mentre il giudice ha inteso due volte condannato in via definitiva) e con Confalonieri (avevo scritto che doveva vergognarsi, ma con un’espressione giudicata troppo violenta, e che era coimputato con Berlusconi, ma usando un’espressione giudicata insufficiente a far capire che lo era per un reato diverso da quello contestato al Cavaliere). Qualche sentenza, a leggerla, lascia esterrefatti: ma mi limito a non condividerla, senza gridare al complotto delle toghe azzurre.
Le vacanze
Sono amico da una decina d’anni di quello che ritengo uno dei più preparati e specchiati magistrati d’Italia: Antonio Ingroia, già pupillo di Paolo Borsellino, da sempre impegnato in indagini antimafia. I nostri figli e le nostre mogli sono diventati anch’essi amici, tant’è che da alcuni anni trascorriamo insieme le vacanze. E’ un’amicizia che mi onora e di cui vado fiero. Fino all’estate del 2003, collaborava con Ingroia - come ufficiale di polizia giudiziaria assegnatogli dalla Guardia di Finanza - il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro, esperto in indagini antimafia fin dai tempi in cui lavorava con Giovanni Falcone.
Ciuro era un tipo simpatico e iperattivo, conosciuto da tutti i giornalisti che seguono i processi e le indagini di mafia in Sicilia. Anch’io lo conobbi e nel 2002, dovendo organizzare le mie vacanze con la famiglia Ingroia, accolsi il suo suggerimento di trascorrerle presso un hotel di Trabia (Palermo), il “Torre Artale”, che distava pochi chilometri dal residence “Golden Hill” di Altavilla Milicia dove sia la famiglia Ciuro sia la famiglia Ingroia occupavano da due anni due separati villini (Ciuro ne possedeva uno, Ingroia ne affittava un altro). A fine soggiorno, se non ricordo male di due settimane o forse qualche giorno di più, pagai regolarmente il conto, in parte con la carta di credito (2 mila euro versati il 18 agosto 2002), in parte con un assegno bancario (da 2.526,70 euro, emesso il 19 agosto 2002 dal mio conto presso il San Paolo-Imi di Torino e poi negoziato dal Banco di Sicilia).
L’importo, fra l’altro, era notevolmente superiore a quello del preventivo inizialmente inviatomi dai responsabili dell’hotel (4500 euro a fronte di un preventivo di circa 3 mila). Lo dissi a Ciuro, visto che conosceva i gestori dell’albergo (all’epoca in amministrazione giudiziaria), ma pagai il dovuto e la cosa finì lì.
L’anno seguente, estate del 2003, dopo due settimane trascorse a Sciacca (Trapani), raggiunsi con la mia famiglia gli Ingroia al residence Golden Hill, affittando un bungalow dai proprietari che non lo occupavano, e vi rimasi dieci giorni. Il bungalow era sprovvisto del necessario per abitarlo (caffettiere, cuscini, posate) e i vicini – compresa la signora Ciuro – mi prestarono gentilmente le cose mancanti. Passati i dieci giorni, pagai l’affitto di 1000 euro con assegno bancario (datato 16 agosto 2003, stessa banca).
Qualche mese dopo, ai primi di novembre del 2003, Ciuro fu arrestato insieme a un altro maresciallo del Ros e al costruttore Michele Aiello, proprietario di cliniche convenzionate con la regione e sospettato (lo si seppe in quel preciso momento) di collusioni con la mafia: l’accusa per Ciuro era di aver venduto informazioni ad Aiello sulle indagini condotte a suo carico dalla Procura di Palermo. Seppi poi da Ingroia che lui era al corrente delle indagini su Ciuro fin da prima dell’estate, ma che – d’intesa con il procuratore capo, Piero Grasso – aveva dovuto continuare a comportarsi con lui come se nulla fosse, per non destare sospetti. Essendo un magistrato scrupoloso e irreprensibile, non aveva fatto parola della cosa con me. Da quel momento, interruppi i rapporti con Ciuro, che fu poi condannato in primo e secondo grado con rito abbreviato per favoreggiamento semplice nei confronti di Aiello (le più gravi accuse, inizialmente mossegli al momento del suo lunghissimo arresto, di concorso esterno in associazione mafiosa e di favoreggiamento aggravato dall’intenzione di favorire Cosa Nostra, caddero entrambe nel corso del processo).
Due anni fa, ignoro per quali motivi, misteriose “fonti vicine all’inchiesta” della Procura di Palermo informarono Giuseppe D’Avanzo, vicedirettore di Repubblica, che Aiello e il suo avvocato sostenevano che Aiello avrebbe pagato, su richiesta di Ciuro, le mie vacanze al Golden Hill nel 2003. D’Avanzo lo scrisse su Repubblica all’indomani di una mia dichiarazione sul neopresidente del Senato, Renato Schifani, a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Io smentii subito tutto e mi impegnai a dimostrare che tutte le mie vacanze siciliane le avevo pagate io fino all’ultimo centesimo. Non appena rintracciai i due assegni e l’estratto conto della carta di credito, li pubblicai sul mio blog voglioscendere.it (li ripubblico qui sotto) e pretesi le scuse da chi mi aveva diffamato e calunniato. Scuse che sto ancora aspettando.
Invece delle scuse, continuo a subire reiterazioni di calunnie. Non più, fortunatamente, da D’Avanzo (che, anzi, mi ha difeso su Repubblica dalle deliranti accuse di Fabrizio Cicchitto il quale, in piena Camera dei deputati, mi ha additato come “mandante morale” dell’aggressione al premier in piazza Duomo il 13 dicembre 2009). Ma dagli house organ della famiglia Berlusconi (famiglia di molto allargata) e dai suoi trombettieri, che per infangare la mia reputazione omettono sistematicamente di prendere atto dei documenti con cui ho dimostrato la correttezza del mio operato.
Quindi, ricapitolando: non ho mai fatto vacanze a spese altrui, men che meno di mafiosi o sospetti mafiosi; non ho mai frequentato mafiosi o sospetti mafiosi; nessuna delle persone che ho frequentato è stata mai condannata per mafia o per reati di stampo mafioso, anzi Ciuro, finchè l’ho frequentato per la sua vicinanza con un magistrato mio amico, era un insospettabile ufficiale della Dia che indagava sulla mafia.
Qualunque parallelo fra le mie vacanze con la situazione da me denunciata a “Che tempo che fa” a proposito di Schifani, o con quella da me recentemente illustrata ad “Annozero” a proposito di Bertolaso, è del tutto campato per aria.
Schifani non conobbe occasionalmente persone poi arrestate e condannate per mafia: fu socio insieme con loro nella Siculabroker; e non si trattava di poliziotti antimafia poi scopertisi infedeli, ma di imprenditori usciti da un sottobosco perlomeno vischioso che, soprattutto a Palermo, molti conoscevano bene; e soprattutto continuò per molti anni a frequentare e ad assistere mafiosi conclamati come avvocato civilista (circostanza che non configura alcun illecito, ma che, a mio modesto avviso, lo rende di per sè inidoneo a ricoprire una carica così’ delicata); in ogni caso, quando ne ho parlato da Fazio, non ho sostenuto che bastino quelle frequentazioni per imporre le dimissioni di Schifani da presidente del Senato, ma per segnalare che al momento della sua elezione nessun giornale aveva osato ricordarle tracciando la sua biografia; Schifani è la seconda carica dello Stato, mentre io sono un privato cittadino. Se, per assurdo, io assurgessi a un’alta carica dello Stato, non mi lamenterei di certo se i giornalisti analizzassero ai raggi X tutta la mia vita precedente, purchè - si capisce - raccontassero fatti veri, come quelli che io ho raccontato a “Che tempo che fa” sul conto di Schifani.
Quanto a Bertolaso, nessuno gli rimprovera conoscenze con persone insospettabili poi rivelatesi infedeli: ma frequentazioni con persone che notoriamente (soprattutto per lui) ottenevano appalti e consulenze dalla Protezione civile da lui diretta e poi lo gratificavano con “massaggi rivitalizzanti”, per non parlare del cognato, ingegner Piermarini, che otteneva laute commesse (non certo a sua insaputa) per il “risanamento” dell’isola della Maddalena in vista del dispendiosissimo G8-fantasma.
Ho commesso qualche errore nella mia vita. Ma non consento a nessuno di insinuare o di affermare che io debba stare attento alle mie amicizie o frequentazioni. Perché, quanto ad amicizie e frequentazioni, non ho proprio nulla da rimproverarmi.
D’ora in poi, se qualcuno in televisione tenterà di neutralizzare ciò che dico lanciando allusioni o insinuazioni su queste vicende, rimanderò i telespettatori a questa “Pagina degli scheletri”. E, naturalmente, porterò in tribunale i miei calunniatori e i miei diffamatori. Dopo aver subìto 250 denunce fra penali e civili da lorsignori, ho deciso di ripagarli della stessa moneta. Vediamo chi si stanca prima.
GRANDE CIRCO COMUNALE DI MANFREDONIA!!!
ci siamo le liste sono state chiuse ora i candidati alle prossime amministrative sono ufficiali ed'ora viene il bello....
questa tornata elettorale ci regala perle inestimabili sul tragico declino che la nostra città ha irrimediabilmente preso,un declino che ha portato alla nostra città 3 candidati sindaco che a mio avviso sono uno peggio dell'altro....
pecorella - grande estimatore dell'inceneritore
riccardi - che dice di non volere l'inceneritore ma credetemi lo vuole,lo vuole
gramazio - farà solo numero ma spera in una contesa per il ballottaggio
ora possiamo passare agli aspiranti consiglieri,un vortice di gente impreparata,ignorante,priva di valori,priva di idee,priva di veri programmi ci sono i vari cambia-bandiera che vanno dove tira meglio il vento,ci sono quelli che io chiamo "i promettitori", poi quest'anno ci sono quelli che fanno tenerezza perchè usano questa nuova espressione "lo faccio per il lavoro" che teneri che sono a me fanno una grande tenerezza che mi cadono le lacrime,non mancano quelli vintage che promettono il solito posto di lavoro che come al solito non arriverà mai,poi ci sono quelli che forse ci credono davvero,ma fin da subito stanno per adeguarsi al politicante medio,anzi loro fanno meglio...non mantengono la parola già molto tempo prima che si vada a votare....
io non sono qua per dire chi dovete votare o se farlo o meno ma quello che voglio dirvi è una semplice cosa; pensate e valutate bene chi votate questa tornata potrebbe cambiare in un modo drastico la nostra sorte....
questa tornata elettorale ci regala perle inestimabili sul tragico declino che la nostra città ha irrimediabilmente preso,un declino che ha portato alla nostra città 3 candidati sindaco che a mio avviso sono uno peggio dell'altro....
pecorella - grande estimatore dell'inceneritore
riccardi - che dice di non volere l'inceneritore ma credetemi lo vuole,lo vuole
gramazio - farà solo numero ma spera in una contesa per il ballottaggio
ora possiamo passare agli aspiranti consiglieri,un vortice di gente impreparata,ignorante,priva di valori,priva di idee,priva di veri programmi ci sono i vari cambia-bandiera che vanno dove tira meglio il vento,ci sono quelli che io chiamo "i promettitori", poi quest'anno ci sono quelli che fanno tenerezza perchè usano questa nuova espressione "lo faccio per il lavoro" che teneri che sono a me fanno una grande tenerezza che mi cadono le lacrime,non mancano quelli vintage che promettono il solito posto di lavoro che come al solito non arriverà mai,poi ci sono quelli che forse ci credono davvero,ma fin da subito stanno per adeguarsi al politicante medio,anzi loro fanno meglio...non mantengono la parola già molto tempo prima che si vada a votare....
io non sono qua per dire chi dovete votare o se farlo o meno ma quello che voglio dirvi è una semplice cosa; pensate e valutate bene chi votate questa tornata potrebbe cambiare in un modo drastico la nostra sorte....
domenica 21 febbraio 2010
perchè sanremo è sanremo
Sul palco di Sanremo sono stati esibiti come degli animali rari alcuni operai della Fiat di Termini Imerese. Il pubblico, posti in platea a 660 euro per l'ultima serata, ha applaudito i disoccupati. Avrebbe potuto limitarsi "a far tintinnare i gioielli", come disse John Lennon durante un concerto alla Royal Variety Performance in presenza della famiglia reale. Gli operai sono stati introdotti dal piduista Costanzo (tessera 1819), preceduti da un rampollo Savoia e infine benedetti da Bersani e da Scajola, rappresentanti della classe politica che ha distrutto l'economia del Paese. Fischi per Bersani e applausi di censo per Scajola. In sottofondo, quasi impercettibile, si è sentito un tintinnar di manette.
lunedì 15 febbraio 2010
facce da culo
A Milano c'è stato il Far West. In via Padova, a due passi da piazzale Loreto, a poche fermate di metropolitana dal centro, sono avvenuti nell'ordine: una rissa tra immigrati, un omicidio, un ferito, decine di auto ribaltate, locali distrutti, un corteo di nordafricani che ha seminato il terrore tra i passanti al grido di "Allah akbar". La colpa è della sinistra buonista, secondo il centrodestra che governa Milano da 15 anni. Più a sud in Campania, ci sono i Casalesi, la Camorra, l'illegalità diffusa. Un altro Far West con rifiuti tossici, discariche abusive, ecomafie. La colpa è del centrodestra colluso, secondo il centrosinistra che governa la Campania da 15 anni. Tutto si può dire di questi politici, ma non che gli manchi la faccia da culo.
beppegrillo.it
beppegrillo.it
giovedì 4 febbraio 2010
martedì 26 gennaio 2010
Marco Travaglio in ‘Promemoria’, venerdì 29 al Comunale di Manfredonia
di Lucia Piemontese
Manfredonia – SI preannuncia elettrizzante la performance teatrale che il noto giornalista Rai, Marco Travaglio, terrà a Manfredonia il prossimo 29 gennaio, al Teatro comunale. Il sipario si alzerà alle ore 21 sullo spettacolo “Promemoria”, portato in scena da due anni nei teatri dell’intera penisola. “15 anni di storia d’Italia ai confini della realtà” recita eloquente il sottotitolo, ovvero un excursus di sicuro interesse che parte dalla fine della Prima Repubblica, segnata da Mani pulite e dalla stagione delle stragi di mafia, per arrivare all’attuale Seconda Repubblica, “non meno corrotta della precedente”. Accompagnato dalle musiche di Valentino Corvino e per la regia di Ruggero Cara, Travaglio si presenta nelle insolite vesti di attore, con l’intento di scuotere le coscienze degli spettatori di fronte alla corruttela italiana, vero fil rouge della narrazione. Teatro di impegno civile, di denuncia, quello di Travaglio, unico protagonista sul palco, narratore alla sua maniera fatta di satira cinica dei misfatti di grandi e piccoli protagonisti della nostra storia recente. Da Mario Chiesa a Berlusconi, passando per Craxi e per le “ambiguità” della sinistra nostrana. Nessuno dunque è risparmiato, nell’analisi del noto giornalista televisivo, a conferma della posizione di mera ambivalenza politica assunta dallo stesso Travaglio come filo conduttore della propria professione editoriale. Dalla partecipazione al programma tv “Satyricon” di Daniele Luttazzi all’attuale presenza fissa ad Annozero, l’”allievo di Montanelli” (prima al Giornale e poi a La Voce) è costantemente impegnato in inchieste, soprattutto di politica giudiziaria, destinate ogni volta a scatenare polveroni. Tante le querele, ma nessuna condanna definitiva finora, per il Signor no, come si definisce nell’omonima rubrica de L’espresso. Innumerevoli gli impegni: penna fissa anche de Il fatto quotidiano, di cui è stato promotore, autore di una trentina di libri, alcuni dei quali scritti a quattro mani con il collega Peter Gomez. Con “Promemoria” Travaglio si propone di indignare lo spettatore, facendogli ricordare quella storia recente che si tende troppe volte a rimuovere, oppure ad accettare supinamente. Invece, solo tenendo ben presenti i fatti, i mali che hanno attanagliato ed ancora attanagliano il Paese è possibile, sdegnati, far partire un vero e necessario cambiamento. E c’è da scommetterlo: “Promemoria” susciterà nella platea reazioni ed emozioni contrastanti, ma giammai indifferenza.
fonte:www.statoquotidiano.it
Manfredonia – SI preannuncia elettrizzante la performance teatrale che il noto giornalista Rai, Marco Travaglio, terrà a Manfredonia il prossimo 29 gennaio, al Teatro comunale. Il sipario si alzerà alle ore 21 sullo spettacolo “Promemoria”, portato in scena da due anni nei teatri dell’intera penisola. “15 anni di storia d’Italia ai confini della realtà” recita eloquente il sottotitolo, ovvero un excursus di sicuro interesse che parte dalla fine della Prima Repubblica, segnata da Mani pulite e dalla stagione delle stragi di mafia, per arrivare all’attuale Seconda Repubblica, “non meno corrotta della precedente”. Accompagnato dalle musiche di Valentino Corvino e per la regia di Ruggero Cara, Travaglio si presenta nelle insolite vesti di attore, con l’intento di scuotere le coscienze degli spettatori di fronte alla corruttela italiana, vero fil rouge della narrazione. Teatro di impegno civile, di denuncia, quello di Travaglio, unico protagonista sul palco, narratore alla sua maniera fatta di satira cinica dei misfatti di grandi e piccoli protagonisti della nostra storia recente. Da Mario Chiesa a Berlusconi, passando per Craxi e per le “ambiguità” della sinistra nostrana. Nessuno dunque è risparmiato, nell’analisi del noto giornalista televisivo, a conferma della posizione di mera ambivalenza politica assunta dallo stesso Travaglio come filo conduttore della propria professione editoriale. Dalla partecipazione al programma tv “Satyricon” di Daniele Luttazzi all’attuale presenza fissa ad Annozero, l’”allievo di Montanelli” (prima al Giornale e poi a La Voce) è costantemente impegnato in inchieste, soprattutto di politica giudiziaria, destinate ogni volta a scatenare polveroni. Tante le querele, ma nessuna condanna definitiva finora, per il Signor no, come si definisce nell’omonima rubrica de L’espresso. Innumerevoli gli impegni: penna fissa anche de Il fatto quotidiano, di cui è stato promotore, autore di una trentina di libri, alcuni dei quali scritti a quattro mani con il collega Peter Gomez. Con “Promemoria” Travaglio si propone di indignare lo spettatore, facendogli ricordare quella storia recente che si tende troppe volte a rimuovere, oppure ad accettare supinamente. Invece, solo tenendo ben presenti i fatti, i mali che hanno attanagliato ed ancora attanagliano il Paese è possibile, sdegnati, far partire un vero e necessario cambiamento. E c’è da scommetterlo: “Promemoria” susciterà nella platea reazioni ed emozioni contrastanti, ma giammai indifferenza.
fonte:www.statoquotidiano.it
martedì 5 gennaio 2010
Buon Compleanno Peppino!
Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un politico e conduttore radiofonico italiano, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, che gli costarono la vita.
Il 5 gennaio 2010 Peppino Impastato avrebbe compiuto 62 anni. I mafiosi di Cinisi lo hanno ucciso il 9 maggio 1978; ma dopo trenta e più anni egli continua ancora ad essere straordinariamente vivo nelle lotte di tutti coloro che vogliono una società libera dai privilegi, dalle ingiustizie, dagli autoritarismi e dalla logica del profitto.
in memoria di pippo fava
5 gennaio 1984. E' sera. Una pioggerellina battente moltiplica i riflessi dei lampioni sulla strada e sui cocci di vetro sparsi ovunque. Sono qui con inquirenti e colleghi accanto all'auto con i vetri infranti dai colpi sparati alla testa di Pippo Fava, mio direttore al Giornale del Sud, fondatore dei Siciliani, cronista, maestro di cronisti. Il corpo è stato portato in ospedale per impedire un'accurata perizia balistica coi limitati mezzi del tempo.
Ogni anno avverto lo stesso senso di freddo. Ogni anno le stesse domande senza risposta. Ma Pippo Fava, 26 anni dopo, è vivo in noi e in quei giovani che a quel tempo non erano ancora nati. Perché il 5 gennaio è un appuntamento con la memoria.
di Pino Finocchiaro, via Articolo 21
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